Benessere e autonomia: cosa cercano i giovani di Vittoria Vimercati.

Cosa cercano le nuove generazioni che si stanno affacciando al mondo del lavoro? Un posto di lavoro “il meno tossico possibile”, uno stipendio adeguato e la possibilità di essere più autonomi rispetto al passato. La fotografia di un’indagine dell’Osservatorio “Giovani e lavoro”, commissionata da SGB HUMANGEST HOLDING all’Università degli Studi di Pavia che ha coinvolto laureandi e laureati da tutta Italia.

‍‍ Il posto fisso non è più una priorità, né la loro massima aspirazione. Piuttosto, si cerca un ambiente di lavoro il meno ‘tossico’ possibile. Secondo il 70,3% dei laureandi e il 67,1% dei laureati, non è sostenibile lavorare in un ambiente in cui il clima non sia sano e costruttivo, accogliente e stimolante. La fiducia e la dimensione relazionale diventano anche il principale innesco alla possibilità di dimettersi e cambiare strada.

Il contratto a tempo indeterminato è ritenuto “molto importante” solo dal 5,2% della platea dei laureandi intervistati e dal 10,5% dei laureati. Rispetto al passato, si accettano quindi una maggiore incertezza e la necessità di cambiare come un dato di fatto attorno al quale costruire le proprie strategie, senza porsi limiti ed esplorando nuovi campi di applicazione per le loro potenzialità.

Tra i più giovani cresce anche il valore dell’autodeterminazione: un laureando su cinque si immagina un futuro da libero professionista; tra i laureati uno su sette vorrebbe diventare autonomo, e la maggior parte di chi è attualmente autonomo preferirebbe restare tale (64,1%).

In generale, sembra che il riconoscimento del merito e delle possibilità di carriera siano secondari rispetto al clima in cui si lavora. Il riconoscimento passa soprattutto per la retribuzione economica, che assume anche un valore simbolico, e costituisce il secondo pilastro di questa dimensione relazionale e fiduciaria. La ricerca evidenzia la maggiore disillusione dei laureati che ritengono meno importante dei laureandi il riconoscimento di carriera (4,5% di molto importante rispetto all’8,5% dei laureandi).

PREMIO ZAVATTINI: all’Isola del Cinema si presenta il bando 2022/23 e proiezione corto IN HER SHOES di Maria Iovine (13 luglio)

 

Mercoledì 13 luglio – Ore 20:45

 

PRESENTAZIONE DEL PREMIO ZAVATTINI 2022/23

Bando aperto a tutti i giovani entro il 36esimo anno di età

in scadenza il 28 luglio 2022

A seguire

Proiezione del corto vincitore del Premio Zavattini  2017

IN HER SHOES

di Maria Iovine

Intervengono:

Antonio Medici, direttore del Premio Zavattini

Aurora Palandrani, coordinatrice del Premio

Maria Iovine, regista

ISOLA DEL CINEMA

Isola Tiberina, Piazza San Bartolomeo all’Isola – Roma

Ingresso libero

Una nuova occasione per conoscere da vicino le opportunità che il Premio Cesare Zavattini offre ai giovani filmakers entro i 35 anni. Scadrà infatti il 28 luglio il bando per partecipare alla sesta edizione del Premio basato sul riuso della memoria cinematografica attraverso la ricreazione di nuovi lavori con l’utilizzo di audiovisivi e documenti d’archivio. A presentare i dettagli, mercoledì 13 luglio alle ore 20:45 all’isola Tiberina di Roma, nell’ambito della manifestazione ISOLA DEL CINEMA 2022, saranno il direttore e la coordinatrice del Premio, Antonio Medici Aurora Palandrani, dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico. Con loro ci sarà anche la regista Maria Iovine che introdurrà la proiezione, a seguire, del suo corto “In her Shoes“, vincitore dell’edizione 2017 del Premio Zavattini.

L’ingresso all’iniziativa è libero.

Bando e regolamento del Premio sono consultabili qui

 

In her shoes” immagina una riscrittura della storia di genere ipotizzando gli uomini uniti in un movimento di liberazione e lanciando una sfida con i seguenti interrogativi: cosa avrebbero fatto gli uomini se si fossero trovati nella posizione delle donne? Si sarebbero uniti per far sentire le loro voci? E le donne sarebbero state a guardare o avrebbero preso coscienza del loro privilegio?

Il ritratto di questo mondo distopico è raccontato dalla regista Maria Iovine che  afferma: “ho cercato di riportare a una dimensione umana, personale, un concetto che per i più sembra essersi allontanato: la creazione di un mondo a distanza per le donne. La scelta di lavorare con materiale d’archivio mi ha permesso in questo senso di cogliere uno spunto prezioso da un punto di vista narrativo mettendomi di fronte al fatto che la Storia sarebbe potuta andare diversamente cambiando il destino di molti esseri umani: in questo modo essere uomini o donne non fa più differenza.”

La realizzazione dell’opera è stata possibile grazie ai materiali che l’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico (AAMOD) mette a disposizione gratuitamente da sempre per i giovani registi che partecipano al Premio Zavattini.

 

https://premiozavattini.it/

Bandite 200 borse di studio per il nuovo master della Fondazione Italia USA.

La Fondazione Italia USA ha pubblicato il bando 2022 per 200 borse di studio Next Generation per il suo nuovo master online “Leadership per le relazioni internazionali e il made in Italy”, allo scopo di sostenere concretamente i giovani nel loro ingresso nel mondo del lavoro globale e delle sfide internazionali e per accompagnare la ripresa economica. Le borse di studio a copertura parziale saranno dirette a giovani laureati e laureandi, allo scopo di favorire l’internazionalizzazione e fornire loro un supporto diretto.

Il sito del master da cui presentare la candidatura è www.masteritaliausa.org, sezione Borse di Studio Next Generation.

Il master della Fondazione Italia USA è svolto in collaborazione con Agenzia ICE e GEDI Gruppo Editoriale che commissionano il project work, ha l’adesione di personalità istituzionali, è diretto dall’ex ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca prof. Stefania Giannini, con la partecipazione di numerosi docenti di prestigio internazionale ed opera nell’ambito del programma accademico delle Nazioni Unite, UNAI – United Nations Academic Impact, del quale la Fondazione Italia USA fa parte. Il consiglio di presidenza del master è presieduto dall’ambasciatore Umberto Vattani, presidente Venice International University, già segretario generale del Ministero degli Esteri.

Il master unisce l’insegnamento di competenze specialistiche affiancandolo alla formazione di un pensiero globale e una visione intrinsecamente internazionale, ed ha lo scopo di costruire la preparazione a una conoscenza multidisciplinare che può essere applicata nelle aziende pubbliche e private, nelle multinazionali, nelle amministrazioni governative ed intergovernative, nelle organizzazioni internazionali.

Il nuovo master online della Fondazione Italia USA è un corso di specializzazione di alta formazione della durata di 12 mesi, con un metodo didattico che contiene lezioni dirette e didattica attiva applicativa rappresentata dal project work, ed ha la durata di 280 ore. Al termine del master viene rilasciato il diploma ufficiale della Fondazione Italia USA nell’ambito del programma accademico delle Nazioni Unite UNAI.

“Auspico che questa esperienza formativa – ha indicato il ministro dell’Università Maria Cristina Messa nel suo messaggio agli studenti del master – contribuisca a formare menti aperte, visionarie, coraggiose, capaci di scuotere e rinnovare ancor più in positivo l’immagine del nostro Paese nel mondo. Il contributo dei giovani è fondamentale. A loro spetta il compito di immaginare, realizzare e promuovere l’Italia del futuro”.

“Investire sul capitale umano – ha sottolineato il presidente di Agenza ICE Carlo Ferro in un messaggio agli studenti del master – è quanto mai una necessità per ammodernare la cultura d’impresa, per vincere la competizione sui mercati globali, per affidarla alle generazioni ‘native digital’. Per attivare un circolo virtuoso di innovazione, crescita, occupazione, sviluppo. Per tutti questi motivi auguro pieno successo ai giovani che intraprendono questo percorso di formazione, verso il mondo e verso il futuro”.

Riforma Pensioni: Metodo Contributivo, APE Sociale, Salari. Il Punto del CNEL.

Nell’ambito di un workshop presso il Cnel, diverse proposte per modificare il quadro previdenziale e delle pensioni del nostro paese.

Obiettivo principale resta la lotta alle disuguaglianze tra generazioni.

Il quadro previdenziale al momento non è confortante: da un lato la riforma delle pensioni che per la sua complessità, continua ad essere un obiettivo primario di difficile raggiungimento; mentre – dall’altro – sono moltissime le iniquità nel sistema pensionistico del nostro paese, sia all’interno delle singole generazioni che nel rapporto tra generazioni differenti.

Insomma, urgono risposte ma, prima ancora, idee e proposte nuove. È stato per questo avviato un gruppo di lavoro, per raccogliere in una sorta di ‘libro bianco’, le proposte effettive di riforma previdenziale. Ciò peraltro tenuto conto delle prospettive del mercato del lavoro e del declino demografico. Al centro dell’iniziativa il Cnel.

Ecco allora qualche ulteriore dettaglio sui possibili prossimi scenari pensionistici e su cosa potrebbe cambiare in futuro.

  • Pensioni: per il Cnel gli obiettivi restano flessibilità e abbattimento delle diseguaglianze tra generazioni.

Il punto è che la riforma previdenziale non è più posticipabile: il paese deve modernizzarsi anche in questo campo, per far fronte agli obiettivi del PNRR e per rispondere alle richieste dell’Europa. Ma non solo. Le citate diseguaglianze delle pensioni e di tutto il mondo della previdenza – se non risolte – diverranno sempre più grandi e dannose per tutti i cittadini.

Queste sono alcune delle considerazioni emerse nell’ambito del workshop “Giustizia previdenziale. Come riformare pensioni e welfare”, in collaborazione con la Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale.

Probabilmente il primo problema da risolvere è quello legato alla scarsità di flessibilità. In altre parole, quest’ultima deve rappresentare la pietra angolare e la bussola di riferimento per la riforma delle pensioni, mettendo finalmente al centro l’equità e il contrasto alle diseguaglianze tra generazioni.

  • Novità pensioni: le proposte concrete emerse, vediamole in sintesi:

introduzione di una apposita pensione contributiva di garanzia. Essa avrebbe il chiaro obiettivo di ridurre le disuguaglianze tra generazioni;
previsione di un’APE sociale strutturale a carico dello Stato, che consenta un accompagnamento alla pensione in considerazione dell’allungamento dell’aspettativa di vita;

creazione di un sistema di limiti alla flessibilità, che deve però restare all’interno del sistema contributivo e delle pensioni.

Secondo quanto emerso, proprio il sistema contributivo deve continuare ad essere punto di riferimento. Non deve essere rivoluzionato, ma deve certamente includere un costo proporzionato rispetto al beneficio per il lavoratore che vuole sfruttare il meccanismo dell’uscita anticipata.

Modificare il metodo contributivo è la soluzione?

Soprattutto, si è discusso dell’opportunità di cambiare alcuni aspetti del sistema di calcolo contributivo introdotto nel 1995 con la riforma Dini. La sua introduzione fu mirata ad adeguare le pensioni al nuovo livello di longevità della popolazione ma, nel corso del tempo, non sono mancate modifiche e correttivi – a testimonianza che il sistema contributivo presenta alcune problematiche che hanno finito per aumentare le disuguaglianze tra categorie di lavoratori e generazioni.
Basse retribuzioni, mercato del lavoro instabile, scarsità di rapporti di lavoro a tempo indeterminato e accumulazioni di contributi hanno condotto a pensare di rivedere il metodo contributivo in modo sostanziale. Ben si comprende allora l’avvio del gruppo di lavoro, per raccogliere in un “libro bianco” proposte concrete di riforma pensioni, sulla scorta delle prospettive del mercato del lavoro e alla luce del declino demografico nel nostro paese.

Tra le possibili soluzioni, si è parlato ad es. di introdurre un trattamento pensionistico anche meno consistente e quantificato sulla contribuzione versata, ma collegato ad un supporto in termini di servizi di welfare a costo zero.

  • Riforma pensioni e potenziamento dell’APE sociale
    Si è parlato ampiamente della sopra citata APE sociale strutturale, in pratica un APE sociale potenziata in modo da rappresentare un concreto intervento di flessibilità a favore dei lavoratori svantaggiati. A guidare detta modifica il principio di uguaglianza sostanziale tra categorie di lavoratori.

In conclusione, vero è che il dibattito sulle pensioni prosegue tuttora senza aver raggiunto effettivi ‘punti fermi’; ma è altrettanto vero che tutti i contributi – compresi quelli emersi finora presso il Cnel – potranno costituire linee guida, in direzione di una riforma previdenziale davvero condivisa e all’insegna dell’equità tra lavoratori e generazioni.

Pensioni, Dal Cnel Una Serie Di Proposte Per Eliminare Le Disuguaglianze Tre Generazioni.

Pensioni, Dal Cnel una serie di proposte per eliminare le disuguaglianze tre generazioni
Pensioni, Dal Cnel una serie di proposte per eliminare le disuguaglianze tre generazioni
Eleonora Capizzi Sabato, 02 Luglio 2022
Avviato un gruppo di lavoro per raccogliere in un «libro bianco» proposte concrete di riforma tenendo conto delle prospettive del mercato del lavoro e del declino demografico.
Troppe le iniquità orizzontali nel sistema previdenziale italiano, dentro le generazioni e tra le generazioni, che, se non si corre ai ripari, diverranno sempre più consistenti con il passare degli anni e per le quali è necessario trovare delle soluzioni concrete. E’ quanto emerso nel corso del workshop «Giustizia previdenziale.Come riformare pensioni e welfare» svoltosi lo scorso 24 giugno, presso il CNEL in collaborazione con la Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti gestori di forme obbligatorie di previdenza e assistenza sociale.  Il primo scoglio da superare è quello della flessibilità che, dalle parole del Senatore Nannicini che ha aperto l’incontro, «è lo strumento che si deve affiancare ad altri interventi di riforma che mettono al centro l’equità».
Ecco, quindi, la necessità di introdurre una pensione contributiva di garanzia che diminuisca le disuguaglianze, un APE sociale strutturale a carico dello Stato che permetta un accompagnamento alla pensione in concomitanza all’allungamento dell’aspettativa di vita e, soprattutto, un sistema di paletti alla flessibilità che rimanga comunque all’interno del sistema contributivo . Sistema contributivo che non deve essere stravolto ma che contempli un costo individuale adeguato e proporzionale al beneficio per chi vuole usufruire delle uscite anticipate. Un discorso che, tra l’altro, non può prescindere da una revisione dei salari, elemento alla base di dette disuguaglianze, e dalla riforma fiscale a cui strettamente legato.
Metodo contributivo non più adeguato
Uno dei temi al centro del dibattito è il sistema di calcolo contributivo introdotto nel ’95 con la riforma Dini e finalizzato ad adeguare le pensioni al nuovo stato di longevità della popolazione. Uno strumento che è stato oggetto di successivi inneschi e correttivi che hanno, negli anni, reso più evidenti una serie di criticità e acuito le iniquità tra categorie legate all’attuale situazione lavorativa dei contribuenti (mercato del lavoro instabile, vite lavorative discontinue, bassi salari) con un evidente problema di bassa accumulazione di contributi. Diverse le soluzioni discusse.
C’è quella che vede un trattamento pensionistico anche meno consistente calcolato sulla contribuzione versata ma affiancato da un sostegno in termini di sevizi di welfare gratuiti, come proposto dalla professoressa Madia d’Onghia, oppure la reintroduzione di un’integrazione – una pensione di garanzia – con una soglia parametrata su quanti anni si è lavorato e sull’età di ritiro, come suggerito dal dott. Michele Raitano.
APE sociale strutturale
Un’ulteriore proposta migliorativa è quella del dott. Gianfranco Santoro che punta potenziare l’APE sociale, quale intervento di flessibilità in favore di lavoratori svantaggiati. Un reddito ponte che rimane comunque nella cornice dell’equità e della giustizia previdenziale perché votato ad un’uguaglianza sostanziale tra categorie di lavoratori favorendo solo quelle oggettivamente più «fragili».
Dopo una prima positiva sperimentazione per il triennio 2019-2021 e un rinnovo, con ritocchi, per il 2022, si propone un inserimento strutturale della misura con un allargamento della platea. Sul piatto quindi non solo interventi di manutenzione, con l’eliminazione del tetto di spesa, ma l’estensione dell’APE sociale, per esempio, ai lavoratori autonomi che ora non sono inclusi pur svolgendo la stessa attività lavorativa degli attuali beneficiari.  C’è poi il suggerimento di rendere meno stringenti i requisiti di accesso per i lavoratori a tempo determinato che invece di essere 18 mesi negli ultimi 36 potrebbero ammorbidirsi per far confluire quelle categorie che più marginalmente partecipano al mercato del lavoro.
Il sistema delle «quote» nemico dell’equità
È evidente che le regole di accesso al pensionamento anticipato progressivamente attenuate, temporaneamente e in via sperimentale, sulla scorta di scelte legate ad elementi contingenti che hanno acuito ancora di più disuguaglianze e iniquità. È il caso, per esempio, dell’eliminazione del sistema di disincentivazione di accesso alla pensione prima dei 62 anni di età, della sospensione dell’adeguamento dei requisiti contributivi di accesso alla pensione anticipata ordinaria fino al 2026 o, ancora, dell’avvento della quota 100 e ora di quota 102 .
Queste le considerazioni della professoressa Paola Bozzao che durante l’incontro ha rilevato, ancora una volta, la necessità di superare le logiche dell’emergenza e intervenire con soluzioni strutturali o comunque a lungo termine per non incorrere in ulteriori spaccature tra categorie, soprattutto per coloro che si sono affacciati nel mondo del lavoro dopo il ’96 sottoposti al sistema di calcolo contributivo.
Si suggerisce un sistema uniforme per tutti, a prescindere dall’inizio dell’attività lavorativa, con l’introduzione dell’opzione al sistema di calcolo contributivo per i lavoratori «misti» e un assestamento per i contributivi puri rivedendo la soglia di accesso che, attualmente, appare eccessivamente iniqua – 2,8 dell’assegno sociale – «che premia in maniera irragionevole i lavoratori più ricchi il cui montante individuale è in grado di soddisfare la maturazione di quell’importo».

#|#https://www.pensionioggi.it/notizie/previdenza/pensioni-dal-cnel-una-serie-di-proposte-per-eliminare-le-disuguaglianze-tre-generazioni

Notizie Cese: The Roadmap on #Security and #Defence technologies has just been adopted by 5⃣0⃣ votes at the CCMI Plenary.

The Roadmap on #Security and #Defence technologies has just been adopted by  votes at the CCMI Plenary! Congratulations to the Rapporteurs, Mr @MaurizioMensi  and Mr  @JanPieASD  , and the Experts for the excellent work! Check our opinion: europa.eu/!wpvH9k

 

 

Al Caos di Terni presentato “Contagion”, progetto di nuova frontiera dell’arte contemporanea

Presentazione progetto "Contagion" al CAOS di Terni
Il Messaggero Umbria – di Daniele Sorvillo
Lunedì 20 Giugno 2022

Quali sono le nuove frontiere dell’arte contemporanea? La transizione digitale, rivoluzione in atto da anni ma che la pandemia da covid-19 ha enormemente accelerato, in vista degli obiettivi dell’Agenda 2030, impone l’affermazione di nuovi linguaggi, nuovi codici, una nuova mentalità. Ma siamo in grado di gestire questa trasformazione senza perderne il controllo? Temi questi di strettissima attualità, che sono stati discussi a Terni, al Museo comunale CAOS, che ha ospitato la presentazione ufficiale del progetto Contagion e il lancio dell’App Contagion Hypercasual Multiplayer Experience (dopo l’anteprima dello scorso 31 maggio alla Casa del Cinema di Roma), ideata e realizzata da Criticaldrop Entertainment.

La Sala dell’Orologio del museo ternano, sempre attento nel cogliere le nuove tendenze artistiche in atto, è diventato così il luogo scelto per un confronto aperto tra esperti e addetti ai lavori nel campo dell’arte contemporanea e della gamification, ovvero l’utilizzo di elementi presi dai giochi e delle tecniche di game design in contesti non ludici (in questo caso la produzione di opere d’arte). In particolare, oggetto del dibattito è stato la nuova frontiera degli NFT, i non-fungible token: si tratta di certificati che attestano l’autenticità, l’unicità e la proprietà di un oggetto digitale, come per esempio un’immagine, un video o una canzone.

Alla presenza di rappresentanti dell’amministrazione comunale e con la partecipazione attiva di Pasquale Fameli, responsabile scientifico del Caos, il Museo ternano ha svolto la funzione di raccontare, in particolare, i dettagli del progetto di Fabrizio Borelli, ArtMaker, fotografo e regista: a partire alle serie metafotografiche Contagion2013 (15 tavole) e Contagion2021 (15 tavole) dell’artista è infatti nata l’app Contagion Hypercasual Multiplayer Experience e Contagion NFT, una collezione di oggetti digitali, opera dello stesso autore.

«Ciò che presentiamo è un contagio intellettuale, tra arte e tecnologia – ha affermato Fameli – che ha come intento la generazione di nuove prospettive per l’arte contemporanea, circostanza che si porta con sé, inevitabilmente, un ridimensionamento del concetto stesso di autorialità».

L’evento di Terni è stata inoltre l’occasione per condividere l’app lanciata a Roma il 31 maggio (scaricabile direttamente al link https://dl-contagion.criticaldrop.com/app oppure su Apple Store, Google Play o altri store digitali): si tratta di un gioco digitale gratuito, senza tracciamento e senza pubblicità, che si configura come un esperimento sociale, che crea due profili possibili, quello di Resistant e quello di Vector. Scopo del gioco è quello di restare un “resistente” attraverso una connessione giornaliera ed evitare di trasformarsi in un “vettore” di contagio (dinamica dal vago sapore profetico, per una comunità ancora in preda a contagi e pandemia reali).

Come illustrato dal moderatore dell’evento, Marco Ancora, responsabile nazionale cultura CIU Unionquadri, Il CAOS di Terni è stato scelto come occasione per presentare a livello nazionale un esempio concreto del passaggio da un’opera analogica (la seria Contagion di Borrelli, appunto) al postcontemporaneo, mediante lo strumento della gamification, che applica dinamiche tecniche tipiche del gioco virtuale ad un’opera d’arte concreta, seppur essa stessa già contaminata dal linguaggio digitale. Un’esperienza, questa, che vuole configurarsi come opportunità per gli artisti e per l’intera industria culturale, offerta dalle nuove tecnologie.

In tal senso, la presentazione al Caos di Terni di Contagion, secondo quanto emerso, esprime la capacità che l’arte ha di osservare e interpretare la condizione umana come opportunità generatrice di nuovi significati, nel passaggio dall’opera analogica all’interattività e la socialità dell’applicazione digitale.

La presentazione ternana della versione demo di Contagion NFT è stata dunque la narrazione di una lunga ricerca poetica e di costruzione di storie, quella di Fabrizio Borelli, tappa di un percorso che culminerà con una mostra (11 – 19 novembre 2022), a cura di Maria Italia Zacheo al MLAC – Museo Laboratorio Arte Contemporanea dell’Università La Sapienza di Roma.

“Per un modello europeo di crescita politica, economica e sociale” – DOCUMENTO DI OSSERVAZIONI E PROPOSTE.

La pandemia ha accentuato gli squilibri sociali negli Stati membri dell’Unione Europea. Nel nostro Paese sono aumentate la povertà assoluta familiare (+7.7%) e quella individuale (9.4%), la disoccupazione dei giovani (26,8% a dicembre 2021) e quella delle donne (12,8%), il lavoro part-time (20.3%).
E’ quanto emerge dal documento di Osservazioni e Proposte dal titolo “Per un modello europeo di crescita politica, economica e sociale”, ratificato nell’ultima riunione dell’Assemblea del CNEL su proposta della III Commissione Politiche Ue e Cooperazione Internazionale del CNEL, coordinata dal consigliere Gian Paolo Gualaccini.
Il documento contiene 3 articolate proposte sostenute dalle parti sociali rappresentate al CNELriforma della governance europea; aumento delle risorse comunitarie a disposizione dei Paesi membri; implementazione delle politiche sociali dell’Unione condivise.
La prima illustra la necessità, aprendo una fase costituente, di una riforma della governance europea che superi l’attuale modello intergovernativo, tramite il passaggio dal voto all’unanimità a quello a maggioranza qualificata. A questo si affianca anche una revisione della governance economica: in particolare, si propone una riscrittura dei parametri previsti dal Patto di Stabilità, tra cui quelli della regola del debito e del computo degli investimenti pubblici, e l’introduzione dei Sustainable Development Goals (SDGs- Agenda ONU 2030) come nuovo modello di riferimento valutativo economico da affiancare al PIL. La seconda proposta riguarda la rimodulazione delle risorse comunitarie dell’UE, attraverso il loro aumento graduale al 3% del PIL e la creazione di un bilancio federale europeo autonomo, che possa consolidare una sovranità economica europea. Per una crescita politica dell’Unione, c’è poi la richiesta di maggiore coesione e coordinamento nella politica estera e di difesa comune al fine di ottenere una vera e propria autonomia europea decisionale e geopolitica.

“La maggiore urgenza è rappresentata, senza dubbio, dall’avvio di un progetto articolato di welfare europeo. È convinzione del CNEL, infatti, che il benessere economico abbia un legame indissolubile con il benessere sociale. Per il raggiungimento degli obiettivi prioritari e vincolanti della politica sociale europea, nonché per la definizione di specifiche procedure nell’ambito della governance sociale che afferiscono il Pilastro Europeo dei Diritti Sociali – spiega Gualaccini – Il vertice sociale di Porto del 7-8 maggio 2021 ha definito, con il Piano d’azione per trasformare i principi del Pilastro in azioni, diritti e tutele reali in grado di migliorare la vita dei cittadini europei, 3 grandi traguardi che l’UE deve raggiungere entro il 2030: incremento, almeno al 78%, del tasso di occupazione della popolazione di età compresa fra i 20 ed i 64 anni, dopo che il trend del 72,4% è stato bruscamente interrotto dalla pandemia; aumento, dal 40% del 2018 al 60%, della garanzia in capo agli adulti di partecipare, ogni anno, ad attività formative; riduzione, di almeno 15 milioni di unità, del numero delle persone a rischio povertà ed esclusione sociale. Nel 2019 erano circa 91 milioni, di cui 17,9 giovani fino a 17 anni”.

 

Scarica il documento: OSP CNEL MODELLO EUROPEO_01062022