LA CIU CHIEDE ALLA CAMERA DI RIMUOVERE IL BLOCCO DELLA RIVALUTAZIONE DELLE PENSIONI APPROVATO AL SENATO.

La CIU chiede alla Camera dei Deputati di riesaminare il blocco della rivalutazione delle pensioni superiori a sei volte il minimo, ovvero non oltre i 2.972€ lordi, approvato dal Senato nella Legge di Stabilità. Un provvedimento iniquo oltre che incostituzionale, afferma la CIU.
“Secondo il Senato” dichiara Corrado Rossitto Presidente Nazionale della CIU “a pagare il conto più salato di questa manovra devono essere i pensionati del ceto medio. Coloro che per quarant’anni hanno contribuito, fiscalmente e previdenzialmente, con il proprio lavoro alle casse dello Stato ed oggi, con una pensione netta che si aggira intorno ai 2100€, vedono negarsi l’adeguamento del proprio assegno INPS al costo della vita”.
Come più volte sottolineato dalla CIU, che rappresenta i quadri e le elevate professionalità, le conseguenze negative legate alla manovra si estendono non solo al breve periodo (si calcola, infatti, una perdita nelle tasche di ogni pensionato pari a circa 600€ per il 2014), ma principalmente nel corso dell’intera vita pensionistica di ognuno. Se non si interviene adeguando anche le pensione  superiori a 6 volte il minimo al costo della vita, un pensionato di 66 anni che oggi percepisce una pensione di circa 2.100€ nette riceverà nell’interva vita pensionistica circa 25.000€ euro in meno rispetto a quello che avrebbe percepito senza la mancata indicizzazione delle pensioni avvenuta negli ultimi 2 anni che proseguirà nel 2014.
La Corte Costituzionale ha già condannato la reiterazione del blocco del meccanismo perequativo (Corte Cost.. 316/2010) ritenendolo contrario ai principi di proporzionalità e ragionevolezza. Recentemente, inoltre, il Tribunale di Palermo, con l’ordinanza del 6 novembre u.s., ha sollevato la questione di legittimità costituzionale del noto “Decreto Salva Italia” della passata legislatura, proprio nella parte in cui si prevedeva il blocco dell’indicizzazione delle pensioni.