OSSERVAZIONI DEL CENTRO STUDI CIU UNIONQUADRI SUL XXIII RAPPORTO ANNUALE INPS

Osservazioni del Centro Studi CIU Unionquadri sul XXIII rapporto annuale dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS), che analizza gli aspetti più rilevanti della previdenza sociale e del mercato del lavoro del nostro paese.

L’INPS ad oggi si occupa infatti di erogare oltre 400 diverse prestazioni, sia previdenziali sia assistenziali.

Il rapporto evidenzia il progressivo invecchiamento della popolazione, causato dall’incremento della speranza di vita e dalla riduzione del tasso di natalità; anche per tale motivo, nel 2023 gli incentivi per garantire l’accesso al mondo del lavoro dei giovani sono cresciuti del 28%, soprattutto grazie allo strumento delle agevolazioni contributive.

L’invecchiamento demografico è confermato dal tasso di dipendenza, ossia il rapporto tra soggetti in età non attiva e popolazione in età lavorativa, che è risultato pari a 57,4, un livello significativamente superiore al valore soglia di 50.

Altro dato statisticamente interessante è quello dell’aumento dei lavoratori dipendenti e la contestuale riduzione dei lavoratori autonomi, soprattutto nei settori del lavoro manuale: gli iscritti alla Gestione Artigiani sono infatti scesi per la prima volta sotto quota 1,5 milioni.

Nel 2023 il numero di pensionati è rimasto sostanzialmente stabile, risultando pari a 16,2 milioni, con una spesa di poco inferiore ai 347 miliardi di euro.

Permangono tuttavia rilevanti disuguaglianze di genere: sebbene rappresentino la quota maggioritaria sul totale dei pensionati (il 52%), le donne percepivano il 44% dei redditi pensionistici, ovvero 153 miliardi di euro contro i 194 miliardi degli uomini. Peraltro, l’importo medio mensile dei redditi pensionistici percepiti dagli uomini risulta superiore a quello delle donne di circa il 35%.

Ancora, le donne risultano evidentemente penalizzate nel caso di nascita di un figlio: nel corso dell’anno di nascita del bambino, la percentuale la probabilità di uscita dal lavoro risulta pari al 18% per le donne e solo dell’8% per gli uomini.

L’età media di accesso alla pensione in Italia è di 64,2 anni, nonostante l’età per l’accesso alla pensione di vecchiaia sia fissata a 67 anni; ciò in ragione dell’esistenza di numerosi canali di uscita anticipata.

Prendendo in considerazione il 2021, ultima annualità in cui sono disponibili dati comparabili, la spesa previdenziale dell’Italia (16,3% del PIL) è di gran lunga superiore alla media europea del 12,9% ed è superata solo da quella della Grecia.

In effetti, le pensioni italiane sono mediamente generose, con un tasso di sostituzione rispetto all’ultima retribuzione percepita prima del pensionamento che è tra i più alti nell’UE, superando la media europea quasi del 15%.

Rispetto al 2022, nel 2023 l’importo lordo mensile medio delle prestazioni è aumentato del 7,1% per effetto, almeno in parte, del meccanismo della perequazione.

Nel rapporto, inoltre, si considera come secondo le previsioni EUROSTAT relative agli andamenti demografici, proseguirà il graduale peggioramento del rapporto tra pensionati e contribuenti, con crescenti rischi di squilibri per i sistemi previdenziali, soprattutto per quei paesi, come l’Italia, dove la spesa previdenziale è relativamente elevata.

Dalla lettura ed analisi dei già menzionati dati, appare evidente che il nostro paese in futuro si troverà di fronte a rilevanti difficoltà legate alla sfida di garantire la sostenibilità del sistema previdenziale.

In tal senso si pone l’opera di CIU – Unionquadri che, quale associazione sindacale dei quadri e delle elevate professionalità, ha da sempre sostenuto la necessità di investire sul lavoro di qualità e sul corretto riconoscimento delle relative retribuzioni, con specifici a percorsi di istruzione, anche professionale rivolti ai giovani e di formazione continua ed aggiornamento per coloro che risultano già occupati.

Sempre nell’ottica di ampliare il numero di lavoratori qualificati, andrebbe altresì valorizzato il ricorso ad un’immigrazione specializzata, vale a dire dotata di precise caratteristiche professionali, anche grazie a specifici benefici ed agevolazioni (es. normativa sul rientro dei cervelli).

Detti investimenti, unitamente all’aumento delle retribuzioni ed al corretto riconoscimento del merito, permetterebbero di ampliare la base contributiva, concorrendo così alla sostenibilità del sistema previdenziale anche nel futuro.

avv. Alberto Tarlao