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Sciogliere i lacci della burocrazia con un’immersione nella modernità Attenti con le riforme: bisogna capire prima dove sta il male. Poi eliminare il superfluo e badare a tempi e qualità dei servizi. Parla Sabino Cassese

Pubblichiamo l’articolo pervenutoci dal CNEL:

REGIONE LAZIO: TAVOLO TECNICO CIGD.

Si è tenuta sabato 2 maggio u.s. una nuova riunione tra la Regione Lazio rappresentata dall’Assessore alle Politiche del Lavoro, Claudio Di Berardino, e le parti sociali, alla quale CIU-Unionquadri partecipa ormai stabilmente in qualità di organizzazione sindacale maggiormente rappresentativa.

La Regione ha comunicato, di concerto con i rappresentanti dell’INPS, lo stato di avanzamento delle domande di cassa integrazione in deroga presentate dalle piccole aziende laziali alla Regione, che si attestano ormai stabilmente intorno alle 71.000 con una prevalenza numerica delle lavoratrici coinvolte (95.363) rispetto ai lavoratori (88.772).

L’impegno economico sopportato dalla Regione Lazio è di € 330 milioni e mezzo di euro, di cui ad oggi risultano già autorizzati circa 308 milioni.

Il tema della riunione, essendo ormai ultimato il lavoro di istruttoria delle pratiche, è stato lo stallo che sembra affliggere le procedure di pagamento dei lavoratori.

Ad oggi sono poco più di 42.000 i lavoratori pagati su una mole nettamente più ampia e questo è dovuto alla lentezza nella lavorazione delle pratiche da parte dell’INPS che sembra trovare grandi difficoltà nella gestione dei modelli SR41, i modelli cioè con cui sono stati comunicati i numeri di conto corrente dei lavoratori.

Su questo argomento si sono succeduti gli interventi di quasi tutte le sigle sindacali, dell’Ordine dei Consulenti del lavoro e della CIU, e da ogni parte è stato sottolineato come tali ritardi fossero stati previsti all’inizio delle sospensioni delle attività lavorative quando era stato chiesto all’INPS di adottare una procedura diversa e di abolire la produzione degli SR41 che concretamente avrebbe costretto l’ente a rilavorare ogni pratica già istruita dalla Regione.

Sono intervenuti successivamente i rappresentanti di ABI e Poste Italiane che hanno illustrato i dati relativi al funzionamento dell’accordo per l’anticipazione degli importi di cassa integrazione in favore dei lavoratori.

Come già illustrato nei precedenti interventi, si è evidenziata un sostanziale diffidenza da parte dei lavoratori ad usufruire di un anticipo bancario; sono solo 2.300 le pratiche evase dalle banche e circa 1.100 quelle liquidate da Poste Italiane. L’avvio delle procedure di pagamento da parte dell’INPS poi ha ulteriormente indotto i lavoratori ad aspettare i tempi del pagamento.

La CIU-Unionquadri ha sottolineato, ormai usualmente, come i ritardi verificatisi costituiscano un grave danneggiamento per i lavoratori e le famiglie che vedono sostanzialmente paralizzarsi la propria capacità di spesa e pertanto si è confermata la richiesta, in vista della gestione delle proroghe delle casse integrazione, a voler snellire in modo deciso le procedure di lavorazione per evitare l’insorgere di una emergenza sociale legata ai ritardi nei pagamenti.

Ci si è dati appuntamento alla settimana successiva per gli aggiornamenti in materia, con l’auspicio, condiviso da tutti, di commentare dati migliori.

Diretta Facebook – “L’Italia a 50 anni dallo Statuto dei Lavoratori”

📣 🗓 Martedì 26 maggio  ore 15.00
💻 Diretta Facebook su https://www.facebook.com/fenimprese/
👉 “L’Italia a 50 anni dallo Statuto dei Lavoratori”

Agenzia delle Entrate – Slide sulle misure fiscali del Decreto rilancio.

Agenzia delle Entrate – Slide sulle misure fiscali del Decreto rilancio.

Scarica Slide DL Rilancio

Pietro Ichino – L’intelligenza del lavoro: Quando sono i lavoratori a scegliersi l’imprenditore.

… e di fronte a questo cambio di paradigma cosa deve fare il sindacato? Deve “scrollarsi di dosso l’accusa di essere il freno a mano dell’impresa” risponde l’autore, e guidare gli operai in una scommessa comune. “Deve diventare la marcia in più che consente all’impresa di diventare più produttiva e più redditizia e ai lavoratori di guadagnare di più”…

TREU: ATTUALIZZARE LO STATUTO DEI LAVORATORI CON IL DIRITTO ALLA FORMAZIONE.

Lo Statuto dei Lavoratori è la legge che ha fatto entrare i diritti costituzionali e il sindacato nelle fabbriche e ci ha accompagnato per cinquant’anni nel mondo del lavoro. È diventato patrimonio comune della nostra cultura. Adesso, però, i tempi sono cambiati, non c’è più la fabbrica di allora, c’è una frammentazione sia del lavoro che dell’impresa. Dobbiamo collaborare tutti insieme per un adeguamento della normativa che resti, però, sempre fedele allo spirito dello Statuto. A tal proposito, il CNEL vuole lanciare una riflessione a tutto campo mobilitando le organizzazioni sociali e gli esperti per costruire dei percorsi che attualizzino i principi della legge 300 in questo nuovo contesto”.

Lo ha affermato il presidente del CNEL, Tiziano Treu, aprendo il webinar su “Statuto dei Lavoratori e futuro delle relazioni di lavoro”, organizzato dal Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro in occasione del 50° anniversario della legge n. 300 del 20 maggio 1970 al quale sono intervenuti i giuslavoristi Franco Liso (Sapienza Università di Roma), Mariella Magnani (Università di Pavia), Riccardo Del Punta (Università di Firenze), i consiglieri esperti del CNEL Silvia Ciucciovino (Università Roma Tre), Claudio Lucifora (Università Cattolica), Michele Faioli (Università Cattolica) e i vicepresidenti del CNEL Elio Catania (Confindustria) e Gianna Fracassi (Cgil).

“Bisogna estendere i diritti anche oltre le forme del lavoro tradizionale. In primis, il diritto alla formazione che sarà il vero alimento dei lavoratori per reggere le sfide tecnologiche della fabbrica. Occorre immaginare i tipi di partecipazione da promuovere per aiutare i singoli e non lasciarli soli nelle imprese del futuro che possono essere incerte, complicate e che quindi vanno rese anch’esse più rispondenti alle persone”, ha aggiunto Treu.

Secondo il prof. Franco Liso, che ha svolto la prima relazione, “la parziale perdita di centralità dei contenuti dello Staturo rispetto alle strutturali trasformazioni intervenute nel tessuto economico ed organizzativo, richiede una sua attualizzazione e la necessità di un recupero dei valori da esso espressi attraverso tutele di tipo nuovo. È necessaria anche un rilancio in particolare della sua anima promozionale nella prospettiva di una maggiore responsabilizzazione delle parti sociali nella creazione e nel governo della ragolazione dei rapporti di lavoro”.

Al suo intervento è seguito quello della prof. Mariella Magnani che sostiene che “lo statuto dei lavoratori va completato ed attualizzato. Il problema non riguarda tanto la teoria perché molte soluzioni sono state individuate ed ormai raccolgono un significativo consenso, quanto la mancanza di visione e della cultura del riformismo necessaria per realizzarle”.

Di grande interesse anche il punto di vista del prof. Riccardo Del Punta dell’Università di Firenze secondo cui: “L’idea di Statuto può essere rilanciata ma a condizione di modernizzarla in rapporto alle esigenze dei lavoratori e delle imprese del XXI secolo”.

Alle prime tre relazioni sono seguiti interventi programmati di tre Consiglieri esperti del CNEL. Il prof. Claudio Lucifora ha richiamato i cambiamenti che sono intervenuti nella struttura del sistema produttivo e nell’occupazione dagli anni ’70 ad oggi. “I contorni del lavoro dipendente sono più sfumati, i luoghi del lavoro non sono più nelle fabbriche, i tempi del lavoro sono flessibili. In questo nuovo scenario è necessario ripensare ai meccanismi di regolazione del lavoro e dei diritti dei lavoratori rimettendo il lavoro e la responsabilità sociale delle imprese al centro del dibattito”, ha affermato.

Secondo la prof. Silvia Ciucciovino “è necessario creare un sistema di tutele per i nuovi diritti soggettivi collegati al mercato del lavoro. Serve, inoltre, una revisione e aggiornamento della normativa promozionale del sindacato collegata alla verifica della legittimazione rappresentativa dei soggetti sindacali”.

Il prof. Michele Faioli, anch’egli Consigliere esperto del CNEL, ha sollecitato una riflessione sulla relazione tra macchina intelligente e lavoratore, insistendo sulla necessità di arricchire lo Statuto dei lavoratori con uno “Statuto dei lavoratori nella fabbrica 4.0″, all’interno del quale indicare il modo mediante cui si può realizzare “un’equilibrata combinazione dei poteri del datore di lavoro ‘algoritmico’ con i diritti della persona”.

Per il vicepresidente Elio Catania, “l’evoluzione dell’organizzazione aziendale secondo modelli sempre più dinamici e la necessità di condivisione dei destini dell’impresa tra lavoratori ed imprenditori indicano chiaramente il nuovo percorso per definire diritti e doveri. Serve una visione condivisa che guardi al futuro, che parta dalla centralità del lavoro legato allo sviluppo e alla crescita delle imprese. Per cogliere le opportunità nell’interesse collettivo”.

Conclusioni affidate alla vicepresidente del CNEL Gianna Fracassi  secondo cui “il miglior modo di celebrare lo Statuto è mettere in campo una nuova stagione di diritti e di tutele universali per tutti”.

Decreto Rilancio – Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19.

Gazzetta Ufficiale – “Decreto Rilancio – Misure urgenti in materia di salute, sostegno al lavoro e all’economia, nonché di politiche sociali connesse all’emergenza epidemiologica da Covid-19”.

Relazione illustrativa – “Decreto rilancio”.

Luoghi di lavoro, solo il medico competente può disporre i test sierologici.

Lo ha specificato il Garante della Privacy in due Faq appena pubblicate sul sito www.garanteprivacy.it. Le informazioni relative alla diagnosi o all’anamnesi familiare del lavoratore non possono essere trattate dal datore di lavoro
Nell’ambito del sistema di prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro o di protocolli di sicurezza anti-contagio, il datore di lavoro può richiedere ai propri dipendenti di effettuare test sierologici solo se disposto dal medico competente o da altro professionista sanitario in base alle norme relative all’emergenza epidemiologica. Solo il medico del lavoro infatti, nell’ambito della sorveglianza sanitaria, può stabilire la necessità di particolari esami clinici e biologici.
Lo ha specificato il Garante della Privacy in due Faq appena pubblicate sul sito www.garanteprivacy.it.
Sempre il medico competente può suggerire l’adozione di mezzi diagnostici, quando li ritenga utili al fine del contenimento della diffusione del virus, nel rispetto delle indicazioni fornite dalle autorità sanitarie, anche riguardo alla loro affidabilità e appropriatezza.
Nelle Faq l’Autorità precisa anche che le informazioni relative alla diagnosi o all’anamnesi familiare del lavoratore non possono essere trattate dal datore di lavoro (ad esempio, mediante la consultazione dei referti o degli esiti degli esami). Il datore di lavoro deve, invece, trattare i dati relativi al giudizio di idoneità del lavoratore alla mansione svolta e alle eventuali prescrizioni o limitazioni che il medico competente può stabilire. Le visite e gli accertamenti, anche ai fini della valutazione della riammissione al lavoro del dipendente, devono essere posti in essere dal medico competente o da altro personale sanitario, e, comunque, nel rispetto delle disposizioni generali che vietano al datore di lavoro di effettuare direttamente esami diagnostici sui dipendenti.
Il Garante ha chiarito infine che la partecipazione agli screening sierologici promossi dai Dipartimenti di prevenzione regionali nei confronti di particolari categorie di lavoratori a rischio di contagio, come operatori sanitari e forze dell’ordine, può avvenire solo su base volontaria. I risultati possono essere utilizzati dalla struttura sanitaria che ha effettuato il test per finalità di diagnosi e cura dell’interessato e per disporre le misure di contenimento epidemiologico previste dalla normativa d’urgenza in vigore (es. isolamento domiciliare).