Concorsi pubblici, nel 2023 previste 156.400 assunzioni: ecco tutti i posti disponibili – Tra i prossimi concorsi anche il bando per 3.900 nuove assunzioni all’agenzia delle Entrate.
Buone notizie per chi cerca lavoro. Si riapre la stagione dei concorsi pubblici nel 2023, anno in cui sono previste 156.400 assunizioni nella pubblica amministrazione che rientrano nel ricambio del personale statale. Lo ha annunciato il ministro della funzione pubblica, Paolo Zangrillo. Questi posti si sommano a quelli dei concorsi stabiliti nella Legge di Bilancio tra forze dell’ordine, e impiegati dei ministeri della Giustizia, Esteri, Cultura e Agricoltura, per circa 10mila nuovi dipendenti. Il predecessore Renato Brunetta si era impegnato a mettere in organico 100mila persone ogni anno, per un totale di oltre un milione di assunzioni fino al 2026. Ecco tutti i concorsi.
Agenzia delle Entrate 3900 posti
All’agenzia delle Entrate sono previsti 3.900 nuovi posti tra quest’anno e il prossimo. Il primo concorso sarà per 60 assistenti informatici ict (seconda area F3) con diploma di scuola secondaria di secondo grado. In arrivo anche un concorso per 1.644 funzionari di diverso ambito, dai tributari agli esperti in fiscalità internazionale, dai funzionari audit-protezione dei dati personali e funzionari in controllo di gestione.
Inps oltre 2mila assunzioni
Istituto nazionale di previdenza sociale invecce prevede assunzioni per 2.309 posti, per i quali si attendono i bandi. Nel 2024 posizioni aperte per 2.062 impiegati.
Gestione Pnrr
Inoltre per la gesitone e realizzazione del Pnrr sono stati reclutati 1000 esperti e 2800 tecnici, ma altre 12mila posizioni saranno sbloccate nei prossimi mesi nei concorsi banditi dal dicastero della Pubblica amministrazione e da Formez.
I concorsi nelle Regioni
I concorsi che riguardano il reclutamento del personale delle Regioni sono già stati banditi da Formez nel 2022 e si svolgeranno nel 2023. Si tratta di:
- 282 ispettori e 80 collaboratori per la Regione Puglia,
- 46 forestali per la Regione Sicilia,
- 91 funzionari e 30 istruttori per la Regione Basilicata,
- 310 funzionari per la Regione Calabria,
- 73 per la Regione Piemonte,
- 584 per la Regione Lazio.
Ministero della Cultura e Giustizia
Al ministero della Cultura è prevista l’assunzione di oltre 500 funzionari nel 2023 tra i quali 200 assistenti di area II (F2) e 100 funzionari di area III (F1). Si attende prossimamente anche il bando per i 1.092 posti di personale amministrativo non dirigenziale dell’Ufficio per l’esecuzione penale esterna (Uepe) annunciati dall’ex Guardasigilli, Marta Cartabia.
Altri 2.293 posti sono aperti per assistenti di area II destinati al ministero dell’Economia, dell’Interno e della Cultura, per la Presidenza del Consiglio e l’Avvocatura dello Stato, oltre a circa 2mila tirocinanti che dovrebbero trovare posto nei diversi uffici.
Attesi bandi per 55 funzionari alla Presidenza del Consiglio, 338 assistenti di area II al ministero delle Imprese e del Made in Italy, 298 funzionari al ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, 208 funzionari e 10 dirigenti al ministero degli Esteri.
Concorsi in via di conclusione
Nel 2023 si chiuderanno i concorsi già aperti per:
- 296 funzionari di area terza riservati al Mef
- 225 funzionari per l’ex ministero dello Sviluppo economico (ora delle Imprese e Made in Italy)
- 264 assistenti, 69 funzionari e 18 dirigenti per il ministero della Difesa,
- 1.043 funzionari di area terza per il Viminale.
- 20 funzionari all’Autorità nazionale anticorruzione,
È in via di conclusione il concorso da 1.249 posti per l’assunzione di nuovi funzionari all’ispettorato del lavoro.
Forze dell’ordine e Vigili del Fuoco
Sono poi attese 11.228 nuove unità tra forze dell’ordine e Vigili del Fuoco, ma si attende ancora la pubblicazione dei bandi in Gazzetta ufficiale annunciati dal Ministro Zangrillo lo scorso novembre.
Fino al 26 gennaio 2023 è possibile anche presentare domande per il concorso di 15 tenenti in servizio permanente effettivo nel ruolo tecnico-logistico-amministrativo. Infine entro il 2026 sarebbero previste circa mille assunzioni nelle file della Polizia penitenziaria.
Delegazione FAO incontra Delegazione CNEL – Villa Lubin – 13 Dicembre 2022 – ore 15.00
Dott. Qu Dongyu, Direttore Generale, Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura Prof Tiziano Treu Presidente CNEL Dott. Maurizio Martina, Vice Direttore Generale, FAO Dott. Godfrey Magwenzi, Capo di Gabinetto Dott.ssa Hua Yang, Vice Capo di Gabinetto Dott.ssa Gabriella Piacentini, Assistente Speciale del Direttore Generale L’Ambasciatore Bruno Archi, Rappresentante permanente d’Italia presso la FAO Dott.ssa Stefania Costanza, Vice Rappresentante permanente Dott. Gianpaolo Gualaccini Consigliere CNEL Dott. Francesco Riva Consigliere CNEL Coordinatore gruppo di lavoro Sport Alimentazione Benessere del CNEL Dott. Marco Ancora CIU-Unionquadri Curatore Progetto Villa Lubin.
Notizie CESE: articolo in versione italiana del Prof. Maurizio Mensi, consigliere CESE in rappresentanza di CIU Unionquadri pubblicato su:
La sfida dell’innovazione per l’Europa del futuro[1]
Maurizio Mensi [2]
1. L’innovazione è un processo basato sull’interazione e la cooperazione tra diversi attori, pubblici e privati (centri di ricerca, università; aziende, organizzazioni e agenzie governative). Caratterizza un ecosistema fatto di conoscenze, competenze, capacità individuali e collettive alimentate dalla ricerca scientifica e dalle sue applicazioni. In quanto tale, concorre a definire il grado di sviluppo di un paese e incide sulla sua dimensione economica e sociale.
Alla base, la cultura dell’innovazione, che racchiude valori, norme e modelli di comportamento individuali e collettivi che stimolano tale processo. Comprende altresì spirito di iniziativa, pensiero creativo, versatilità, apertura e attitudine al cambiamento, capacità di reagire all’eventuale insuccesso e fiducia in sè stessi. Ad essi vanno aggiunti, quali elementi ulteriori, incentivi economici, un sistema educativo adeguato e un quadro regolamentare “future proof”.
Paesi come Israele hanno fatto dell’innovazione uno degli elementi qualificanti del proprio assetto economico e sociale, creando progressivamente un contesto favorevole alla ricerca teorica e applicata in grado di attrarre talenti e sviluppare e start-up, fattori abilitanti di competitività e benessere. In tal senso, la “politica dell’innovazione” è un concetto che abbraccia un’ampia gamma di strumenti e interventi ma soprattutto comporta l’adozione di un metodo scientifico che, come insegna la storia, ha favorito lo sviluppo di alcune aree del nostro continente, portandole a livello di welfare non più visti dalla Pax Augusta (la Gran Bretagna alla fine del ‘700, con l’avvento della rivoluzione industriale, fu il primo paese a recuperare i livelli di sviluppo economico e sociale già registrati agli albori dell’Impero Romano).
- La Commissione europea ha identificato per la prima volta negli anni ’60 l’innovazione come componente della politica di ricerca per rimediare al “paradosso europeo”, vale a dire una ridotta capacità di tradurre le scoperte scientifiche in successi industriali e commerciali. A partire dagli anni ’70, da tema legato allo sviluppo delle politica comunitaria in materia di ricerca si collega più strettamente alle politiche industriali e da processo lineare che traduce la conoscenza in prodotti diventa “modello di innovazione aperta”. Questo comprende sia le politiche chiave rivolte agli attori dell’ecosistema dell’innovazione (ricerca, politiche industriali e di formazione) sia gli strumenti che ne assicurano il successo (finanziamenti, tassazione agevolata, standard, diritti di proprietà intellettuale, ecc. .). Ne fanno parte integrante la politica regionale e di coesione insieme a quelle per il mercato unico e la concorrenza[3].
Nel 2000, l’adozione della Strategia di Lisbona fornisce un nuovo stimolo per la politica dell’innovazione dell’UE, con l’obiettivo di trasformare l’Europa tramite l’”economia della conoscenza”. A ciò si aggiunga che le azioni intraprese a sostegno dell’innovazione mirano a integrare le misure adottate dagli Stati membri e dalle regioni. Il principale problema è infatti quello della frammentazione legata ai differenti quadri normativi, anche in termini di governance e strumenti di intervento. E’ infatti agli Stati membri e alle regioni che sono affidate la maggior parte delle competenze in tema di politica dell’innovazione. In tal senso, occorre oggi un intervento di ridefinizione delle competenze ai vari livelli (UE, nazionale, regionale) per assicurare un migliore coordinamento. Ridurre il divario fra Stati e regioni anche nel sostegno offerto dalle politiche e dai fondi regionali UE è infatti essenziale per garantire che tutte le regioni dell’UE sviluppino il loro potenziale di innovazione e alcune di esse non risultino penalizzate.
- In tale contesto appare apprezzabile la nuova agenda europea per l’innovazione proposta dalla Commissione nel luglio 2022, con il suo duplice obiettivo di promuovere la competitività dell’Europa ed il benessere dei suoi cittadini colmando il persistente divario tra Stati membri e regioni, considerato (a ragione) pregiudizievole per la coesione sociale ed economica interna. Basti considerare che ad oggi le regioni che registrano i migliori risultati sono circa 10 volte più innovative di quelle meno efficienti e tale disdequilibrio ostacola un coerente e armonico sviluppo socio-economico a livello UE. Alquanto positiva in particolare la proposta di creare “valli regionali dell’innovazione” per rafforzare e collegare meglio gli attori dell’innovazione, anche nelle regioni in ritardo di sviluppo. Ciò potrebbe avvenire attirando e trattenendo i talenti in Europa tramite la formazione, assicurando un maggiore sostegno alle donne innovatrici e introducendo una nuova disciplina delle stock option per i dipendenti delle start-up. Significativa poi l’attenzione rivolta al ruolo delle donne e all’analisi dei dati relativi al genere e ai gruppi meno rappresentati. Promuovere l’occupazione delle donne nel settore dell’innovazione è infatti fondamentale per la competitività europea. Importante poi la proposta di dare la precedenza ai progetti di innovazione a livello interregionale legati alle principali priorità dell’UE (come la sostenibilità), con la partecipazione congiunta delle regioni meno e più innovative. Solo insieme si vince.
[1] Versione italiana dell’articolo pubblicato su TERRITORIALL, the ESPON magazine, Regional Innovation, Issue 8, dicembre 2022, pag. 16.
[2] Membro del Comitato economico e sociale europeo in rappresentanza di CIU-Unionquadri, relatore del parere INT/996, “Una nuova agenda europea per l’innovazione”
[3] Si veda in proposito l’ampia disamina in “A new European innovation agenda”, EPRS (European Parliamentary Research Service), C. Evroux, settembre 2022.
CIU Unionquadri presente alla Giornata Europea della Sicurezza.
CIU Unionquadri é stata presente con FIRAS-SP (Federazione Italiana Responsabile Addetti alla Sicurezza Servizi di Protezione e Prevenzione) alla giornata europea della sicurezza (XVI edizione) che si é svolta a Roma il 6 dicembre u.s.
Dopo le ultime due edizioni, svoltesi in modalità webinar, quest’anno l’evento è tornato dal vivo coniugando una parte convegnistica ad una più dinamica di condivisione tra i partecipanti.
Si è parlato di formazione e ogni partecipante ha potuto ascoltare le novità in termini di formazione ma si é potuto anche calare praticamente nel mondo della formazione innovativa attraverso la sperimentazione di scenari virtuali di rischio vivendo realtà simulate di pericolo attraverso l’ausilio di dispositivi virtuali di formazione.
La giornata è stata l’occasione per permettere alla rete FIRAS di ritrovarsi e condividere i risultati attesi raggiunti, esperienze, conoscenze ma anche per chiudere l’anno formativo e lanciare il programma 2023.
La presidente Gabriella Ancora della CIU Unionquadri ha partecipato, in qualità di rappresentante dell’organizzazione sindacale presente al CNEL: “Siamo da sempre impegnati in campagne di prevenzione sulla sicurezza dei lavoratori e convinti che in futuro sarà sempre più importante affiancare alla formazione tradizionale gli aspetti pratici tramite l’ausilio di strumenti innovativi e multimediali per portare in aula prove pratiche e addestramento a beneficio dei discenti e di conseguenza della sicurezza dei lavoratori”.
Il sistema previdenziale italiano alla prova delle giovani generazioni.
Si è svolto sabato scorso a Bari il 3° Congresso nazionale della CONFIL, la Confederazione Italiana Lavoratori, organismo associato CIU Unionquadri, Confederazione presente al CNEL dal 1989.
Molti i rappresentati delle Istituzioni ed esperti della materia: il viceministro Francesco Paolo Sisto, il sottosegretario Claudio Durigon, il prof. Nicola De Marinis Magistrato della Suprema Corte di Cassazione, la Presidente del CIU-Unionquadri Gabriella Ancora, il prof. Gianni Geroldi già Professore Ordinario all’Università di Parma di Economia Pubblica, il senatore Filippo Melchiorre, l’on. Vito De Palma, l’on. Davide Bellomo, l’on. Marco Lacarra, ed Antonio Barile già Presidente Nazionale del Patronato INAC.
Tra i diversi punti affrontati dai qualificati relatori, uno su tutti ha catalizzato l’attenzione e suscitato profonde riflessioni, ovvero la problematica che coinvolge i giovani lavoratori di oggi, il cui futuro previdenziale è sempre più denso di nubi, a causa soprattutto del frastagliato mercato del lavoro, cosa che costringe le giovani generazioni a carriere discontinue e intermittenti e, di conseguenza, pensioni future esigue, frutto di “buchi” previdenziali dovuti a periodi di inattività professionale.
In questi giorni, proprio alla Camera, si sta ragionando sulla possibilità di tassare i profitti generati dalle tech companies, così da destinare nuove entrate proprio per coprire tali lacune previdenziali, in considerazione del fatto che sono gli stessi giovani che alimentano quotidianamente le piattaforme digitali con foto, video e contenuti che spesso superano i milioni di visualizzatori, ma che non generano nessun ricavo per sostenere il loro futuro.
“Auspichiamo che il 2023 sia l’anno in cui si dica – Basta precariato” – ha affermato Luigi Minoia, Coordinatore organizzativo nazionale CONFIL – “Questo vuol dire cancellare forme di lavoro che negano la dignità delle persone nelle imprese e nei luoghi di lavoro pubblici dove bisogna stabilizzare milioni di lavoratrici e lavoratori precari. Un futuro dignitoso per i giovani deve prevedere un inserimento nel modo del lavoro finalizzato alla stabilità occupazionale, condizionando anche i finanziamenti e le agevolazioni pubbliche delle imprese alla stabilità del lavoro, per superare l’attuale situazione in cui si può essere poveri anche lavorando. La lotta alla precarietà e al lavoro povero è stata carta identità del nostro sindacato negli anni scorsi. Tutela e crescita dei salari significa anche contrastare la beffa degli aumenti irrisori previsti dai contratti nazionali”.
Auspicio pienamente condiviso dalla Presidente CIU Unionquadri, Gabriella Ancora – “I giovani sono sempre stati priorità per la nostra Confederazione nella speranza che i programmi Europei Next Generation EU, di cui tanto sempre si parla non restino solo grandi progetti ideali ma che possano portare davvero a proposte e soluzioni concrete”.