TREU: L’EMERGENZA SANITARIA HA ALTERATO IL MERCATO DEL LAVORO.

Il mercato del lavoro all’inizio del 2021 presenta più ombre che luci. Se i dati più drammatici riguardano l’occupazione giovanile con 2 milioni di Neet e quella femminile, già in una situazione critica pre-covid, con quasi una donna su due inoccupata, che si è ridotta di quasi 2 punti percentuali, non destano minore preoccupazione il mancato rinnovo dei contratti per oltre 10 milioni di lavoratori (77,5% del totale), l’inadeguatezza del sistema scolastico e formativo nella formazione delle competenze, l’aumento della povertà e delle disuguaglianze. La situazione è destinata molto probabilmente ad accentuarsi e diventare ‘esplosiva’ con l’interruzione della cassa integrazione e la fine del blocco dei licenziamenti. Si teme che una parte degli esuberi verrà sicuramente ‘assorbita’ dall’economia sommersa non riuscendo a trovare un’occupazione in regola andando ad aumentare la quota già aumentata negli ultimi anni di lavoro nero. La crisi conseguente alla pandemia ha colpito circa 12 milioni di lavoratori tra dipendenti e autonomi, per i quali l’attività lavorativa è stata sospesa o ridotta, in seguito al lockdown deciso dal Governo per limitare l’aumento esponenziale dei contagi.

È la fotografia che emerge dal “Rapporto sul Mercato del lavoro e la contrattazione 2020” del CNEL che sarà presentato martedì 12 gennaio alle ore 11 nell’ambito di un’assemblea tematica in collegamento telematico presieduta dal Presidente Tiziano Treu che presenterà il documento, a cui interverranno la Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Nunzia Catalfo, e il Director, Employment, Labour and Social Affairs, OECD, Stefano Scarpetta

Nel documento che è articolato in 15 capitoli ed è giunto alla 22a edizione, quest’anno spazio anche ad analisi sul lavoro degli immigranti, divenuto significativo nel panorama italiano e a quello dei disabili.

“La crisi prodotta dal Covid e dai provvedimenti adottati per contrastare l’emergenza sanitaria ha alterato in profondità il funzionamento del mercato del lavoro come dell’economia, con impatti diversificati per settori, per territori e per gruppi sociali, allargando divergenze e diseguaglianze storiche. Le fratture provocate da questa pandemia seguono linee diverse da quelle presenti in altre crisi, perché non sono correlate con gli usuali parametri economici bensì alle connotazioni strutturali e organizzative che determinano la maggiore o minore esposizione di ciascuna realtà al rischio di contagio. Infatti, gli impatti più gravi si sono verificati non nelle attività manifatturiere, ma in settori ad alta intensità di relazioni personali come il turismo, la ristorazione, le attività di cura, e i servizi in genere”, afferma il Presidente Tiziano Treu, che ha curato l’introduzione del Rapporto.

La pandemia ha messo in evidenza non poche falle nel nostro sistema di protezione sociale, sia negli ammortizzatori (CIG e Naspi) nonostante la riforma del 2015 avesse provveduto a una loro estensione, sia nel più recente reddito di cittadinanza che doveva fornire un aiuto economico ai poveri e, in ipotesi, ad aiutare quelli abili al lavoro a trovare occupazione. La esplosione del lavoro digitale a distanza ha modificato i luoghi e il tempo delle attività umane. È cresciuta la interdipendenza fra lavoro salute e contesto ambientale. Si è resa, per questa via, evidente la necessità di integrare fra loro politiche del lavoro, istituti della salute e cambiamenti del contesto socioeconomico. L’importanza di questi nessi sarà indicata nel nostro rapporto”, aggiunge ancora l’ex Ministro del lavoro.

“L’impatto della pandemia nei vari Paesi, e spesso nei diversi territori, ha mostrato differenze legate principalmente alla capacità dei sistemi sanitari di affrontare l’emergenza, la cui efficacia ha contribuito a limitare la durata degli interventi più restrittivi come il lockdown. È questa una conferma della necessità di mettere in atto politiche e interventi coordinati in due settori storicamente divisi come sanità e lavoro. Gli ambiziosi obiettivi di carattere economico indicati dalla transizione digitale e ambientale devono essere accompagnati da misure altrettanto ambiziose per la innovazione sociale e nel modo del lavoro. L’urgenza di rafforzare le misure sociali di accompagnamento alle persone nelle transizioni è testimoniata dalle ricerche, comprese recenti analisi condotte dal Censis per il CNEL, ove si mostra come le prospettive di ripresa sociale e personale dalle ferite della pandemia siano più complesse dei processi di mera ricostruzione economica e richiedano quindi misure altrettanto complesse di protezione e di promozione umana”, conclude Treu.

Di seguito alcuni passaggi del Rapporto.

GIOVANI 

L’Italia si trova oggi davanti a un drammatico bivio. Da un lato c’è un sentiero stretto e in salita che porta ad una nuova fase di sviluppo economico e sociale. Sull’altro lato c’è un’ampia strada che va verso il declino. Il peso del debito pubblico, assieme a quello degli squilibri demografici, in combinazione con quello dei NEET (i disoccupati più gli inattivi non in formazione), ci sbilancia fortemente verso la seconda strada. Su tutti questi fronti, come ben noto, l’Italia occupa le posizioni peggiori in Europa, ma sono anche gli stessi su cui si concentrano le maggiori preoccupazioni rispetto al peggioramento prodotto dalla pandemia. Quando l’emergenza sarà passata ci troveremo, in positivo, con una maggiore attenzione alla salute pubblica, ma anche, in negativo, con la peggiore combinazione – in Europa e nella nostra storia repubblicana – di alto debito pubblico, bassa natalità, bassa presenza degli under 35 nel sistema produttivo italiano.

Lo scarso investimento pubblico sulle nuove generazioni (in particolare la parte che va efficacemente a rafforzare la loro formazione e l’inserimento solido nel mondo del lavoro) è il principale nodo che vincola al ribasso le possibilità di crescita italiane, da sciogliere prima ancora che sul piano del rapporto tra giovani e lavoro, su quello più alto del ruolo delle nuove generazioni nel modello di sviluppo del Paese. Se non si inverte questa tendenza non solo si pregiudicano le prospettive economiche del Paese, ma si rischia di alterare in profondità il patto fra le generazioni che è un elemento costitutivo dell’assetto sociale, della sua equità e stabilità. Non si tratta ora solo di contenere il peggioramento prodotto dalla pandemia sulle condizioni degli attuali e futuri entranti nel mondo del lavoro. Va prima di tutto capito cosa non funzionava in Italia prima della crisi sanitaria nella capacità di preparare bene le nuove generazioni, all’altezza delle sfide dei propri tempi, inserirle in modo efficace nel mondo del lavoro, valorizzare il loro capitale umano nel sistema produttivo.

Il tasso di disoccupazione ha il limite di non prendere in considerazione chi si scoraggia e non cerca più attivamente lavoro o chi, in ogni caso, decide di sospendere la propria attività di ricerca di un lavoro dipendente o è in attesa delle condizioni di avvio di una attività autonoma. Il tasso di NEET (Neither in Employment nor in Education or Training) include anche tali categorie di persone. Il valore di questo indicatore nella fascia tra i 25 e i 34 anni – fase della vita cruciale per la costruzione dei progetti di vita – era pari a 23,1% nel 2008, all’inizio della Grande recessione, mentre risulta pari a 28,9% nel 2019 (a fronte di una media europea pari al 17,3%). Dal Rapporto emerge “la persistente debolezza dei percorsi formativi e professionali”. Sul lato della formazione, i dati Eurostat mostrano come l’Italia da tempo presenti una delle più basse percentuali di 15enni con competenze considerate indispensabili per costruire percorsi solidi di vita e lavoro nel XXI secolo. Bassa è anche l’incidenza di laureati (27,6% nella fascia 30-34 rispetto all’obiettivo europeo di salire, sempre entro il 2020, oltre il 40%). Inoltre, la quota di ragazzi tra i 18 e i 24 anni che non hanno completato la scuola secondaria superiore (early leavers) è scesa nella prima parte del decennio scorso da oltre il 18% a valori attorno al 14%. La necessità di chiudere le scuole nel corso del 2020 ha costretto a garantire l’istruzione con strumenti nuovi, coerenti con la didattica a distanza. Questo passaggio è stato condotto in condizione di emergenza e ha dovuto confrontarsi con l’impreparazione di tutto il sistema educativo (scuole, insegnanti, genitori, alunni) sia rispetto a struture e strumenti (dispositivi e connessione), sia rispetto a competenze tecniche, sia rispetto a come reimpostare il processo di apprendimento con nuove modalità di interazione e di trasmissione di contenuti, oltre che con una rivoluzione delle coordinate spazio-temporali. Si è trattato, di fatto, dell’adozione di una tattica difensiva della didattica tradizionale attraverso modalità a distanza, che ha consentito di non bloccare la frequenza delle lezioni, ma ne ha ridotto complessivamente la qualità e ha esposto ad una forte crescita del rischio di dispersione scolastica. Con la conseguenza di inasprire non solo le diseguaglianze generazionali ma anche quelle sociali.

DONNE

Le donne hanno pagato il prezzo più alto della crisi in quanto impegnate a ricoprire ruoli e a svolgere lavori più precari, soprattutto nei servizi. Le donne non sono un soggetto svantaggiato. Sono la metà del mondo, la battaglia per l’uguaglianza di genere non può essere più solo un punto di un programma politico aggiunto ma deve essere al centro di azioni concrete creando vantaggi economici, sociali e culturali per l’intero Paese. Tutti i dati confermano che la condizione della donna lavoratrice è penalizzata soprattutto dalla difficile conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. È questa difficoltà che contribuisce a mantenere la quota di occupazione femminile (meno del 50%) al di sotto delle medie europee. Tale dato si è aggravato nel corso della pandemia senza che il ricorso allo Smart working abbia giovato a correggerlo, perché esso è stato limitato dall’aggravio di compiti familiari, specie sulle donne con figli impediti di frequentare le scuole. Per lo stesso motivo si spiegano il crollo della occupazione femminile e la crescita del tasso di disoccupazione in occasione della maternità per le donne indotte a lasciare il lavoro per prendersi cura dei figli. Su questa base il CNEL ha più volte sottolineato come per promuovere la occupazione femminile non bastino politiche di incentivazione economica alle assunzioni, ma serva anzitutto allargare la offerta di servizi, non soltanto asili nido, ma scuola a pieno tempo e servizi per gli anziani, nonché promuovere forme organizzative del lavoro più favorevoli alla conciliazioneNell’occupazione femminile giocano un ruolo fondamentale i percorsi formativi. La minore frequenza con cui le ragazze scelgono percorsi di studio nelle materie STEM rispetto ai maschi comporta conseguenze sia nel breve sia nel lungo periodo: se infatti nel breve periodo la componente femminile è meno presente nei percorsi di studio più richiesti e meglio remunerati dalle imprese, nel lungo periodo sono proprio i settori STEM che presentano le maggiori prospettive di crescita.

IN FUTURO IMPOSSIBILE SEPARARE LAVORO E SALUTE. 

La diversità di questa crisi e la pervasività delle sue implicazioni incidono anche sul modo di analizzare le questioni del lavoro, non solo perché il lavoro è al centro della vita sociale ed economica, ma perché hanno accentuato le connessioni fra i vari aspetti delle vicende economiche e sociali. Oggi meno che mai le questioni del lavoro, anche quelle su aspetti specifici non possono leggersi e affrontarsi in modo separato dal contesto, non solo quello macroeconomico nazionale e internazionale, ma anche quello sociale, ambientale e in questi mesi sanitario. Tale necessità è riconosciuta anche da varie organizzazioni internazionali le quali suggeriscono di considerare i princìpi generali e le pratiche dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e delle direttive europee sulla salute nei luoghi di lavoro, non come regole isolate, ma come componenti integranti della programmazione del lavoro e della sua organizzazione nei diversi contesti ove si svolge. Questo è un insegnamento fondamentale che ci deve guidare non solo nelle scelte da fare nel corso della pandemia, ma per ripensare la configurazione dei luoghi e delle modalità del lavoro alla luce dei principi fondamentali stabiliti per la garanzia della sicurezza e salute delle persone che lavorano. Questi principi hanno un ambito di applicazione che comprende gran parte delle decisioni pubbliche e private susseguitesi nel corso dell’anno, perché esse sono tutte segnate dall’obiettivo di prevenire e contrastare il diffondersi della epidemia e di proteggere imprese e lavoratori dai contraccolpi sulle attività economiche”.

AUMENTO POVERTÀ E LAVORO NERO

Le vicende del mercato del lavoro sono state dominate quest’anno, come molte della nostra esistenza, da due questioni che hanno sovrastato tutte le altre, la protezione della salute dal contagio e la continuità del reddito e della occupazione. Sulla base dei nostri calcoli circa 5,3 milioni di famiglie risultano avere un ISEE minore di 9.360 euro annui. L’eccezionalità e l’imprevedibilità delle conseguenze derivanti dall’emergenza epidemiologica Covid-19 hanno comportato la necessità di porre in essere una serie di misure di contenimento e di contrasto al contagio senza precedenti, nonché di conseguenti interventi al fine di sostenere lavoratori, famiglie e imprese.

CONTRATTI SCADUTI

Il mondo del lavoro privato appare oggi caratterizzato da una molteplicità di soggetti (datoriali e sindacali) che fondano la propria rappresentatività sulla periodica autodichiarazione di dati concernenti la consistenza associativa, la diffusione territoriale e l’attività svolta e che, su tali basi, sottoscrivono tra loro accordi collettivi nazionali in tutti i settori produttivi, per poi depositarli a norma di legge presso l’Archivio nazionale dei contratti collettivi di lavoro istituito presso il CNEL. La frammentazione del panorama negoziale in Italia si è accentuata rispetto a qualche anno fa. Al 30 settembre 2017 presso l’Archivio risultavano censiti 868 accordi nazionali di settore “vigenti”, al 30 giugno 2020 quelli depositati formalmente nell’Archivio Nazionale Contratti del CNEL sono diventati 935.

Gli 856 relativi al settore privato risultano applicati da 1.516.060 imprese a 13.272.629 lavoratori dipendenti. Ma si precisa che un numero molto ridotto di CCNL disciplina la stragrande maggioranza dei rapporti di lavoro: infatti, i 60 CCNL prevalenti nei dodici settori ove sono disponi bili i dati sui lavoratori coperti, si applica al 89% di tutti i lavoratori dipendenti; mentre i restanti 796 contratti nazionali risultano applicati solo all’11% della platea dei dipendenti come ricavabile dalle dichiarazioni allegate ai CCNL depositati. “Ad ottobre il numero di occupati risultava del 3% inferiore rispetto a gennaio. A fronte di una sostanziale tenuta del numero di dipendenti a tempo indeterminato (per i quali vale il richiamato divieto di licenziamento), si rileva una diminuzione del 3% dei lavoratori indipendenti e soprattutto una marcata contrazione dei lavoratori dipendenti a tempo determinato, pari al 10% (grafico 1); il numero di occupati è diminuito del 2% sia tra gli uomini sia tra le donne; il numero dei giovani occupati (con meno di 34 anni) diminuisce del 4%; i più giova ni rappresentano la classe di età che maggiormente ha subito i contraccolpi del virus e delle conseguenti misure di contenimento”.

AMMORTIZZATORI SOCIALI. LA PROPOSTA UNITARIA DI SINDACATI E FORZE PRODUTTIVE

Il test della crisi ha confermato la necessità di rispondere alle necessità di protezione manifestate dal mondo del lavoro con una revisione complessiva del sistema degli ammortizzatori sociali, non solo la CIG ma la NASPI, e non solo per i lavoratori dipendenti. In relazione ai possibili sviluppi del sistema degli ammortizzatori sociali a regime, il CNEL ha raccolto una proposta unitaria di CGIL, CISL e UIL, insieme a posizioni parzialmente diverse di Confindustria, Confcommercio, Confartigianato, Confservizi e ABI. Elemento comune alle diverse posizioni risulta essere il raggiungimento della garanzia del sostegno al reddito – secondo modalità diversamente espresse dalle parti e dai settori produttivi – per le sospensioni o riduzioni dell’attività lavorativa di tutti i lavoratori dipendenti, compresi quelli delle microimprese. Si percepisce anche un’attenzione ai lavoratori autonomi, quanto meno alle fasce deboli della categoria. Nel corso dei confronti che si sono svolti nell’ambito del gruppo di lavoro sono emerse anche le esigenze di semplificazione delle procedure per accedere agli ammortizzatori sociali, non solo a quelli espressamente previsti per affrontare la crisi pandemica, e soprattutto di deciso potenziamento delle politiche attive del lavoro, che devono affiancare le politiche passive al fine della effettiva riqualificazione delle competenze dei lavoratori. E’ anche emersa l’esigenza di affiancare la riforma degli ammortizzatori sociali con strumenti di sostegno a processi di ricambio generazionale e di invecchiamento attivo, soprattutto in vista dei nuovi processi lavorativi, indotti anche dalle misure di contenimento della pandemia, i cui effetti sull’organizzazione della produzione e dei servizi sono destinati, almeno in parte, a diventare strutturali.

Occorre aprire un confronto tra governo e parti sociali per rafforzare gli strumenti degli ammortizzatori sociali a regime, in modo da avere, quando la crisi Covid sarà superata, un sistema a copertura universale, solidale e più inclusivo, a garanzia di tutte le lavoratrici e lavoratori, sostenuto in maniera graduale da un finanziamento il più possibile omogeneo e coerente con le specifiche vocazioni produttive, principalmente di tipo contributivo e solo parzialmente sorretto dalla fiscalità generale. Tutte le lavoratrici e lavoratori, subordinati e non, devono poter contare su una assicurazione contro il rischio di perdita del reddito a seguito di sospensione o riduzione dell’attività.

FONDI EUROPEI

Un capitolo nuovo analizza entità e uso dei fondi europei contenenti incentivi alle imprese per le assunzioni. un insieme imponente di risorse a disposizione specie del Mezzogiorno, che fra il 2015 e 2019 ha beneficiato un gran numero di aziende e di lavoratori di quei territori e finanziato fra l’altro le assunzioni della garanzia giovani. Si rileva che i contratti incentivati manifestano una buona tenuta nel tempo, ma non aiutano a correggere le tendenze del mercato, in particolare i divari di genere che vanno a scapito della occupazione femminile, e producono effetti non univoci sulle decisioni delle imprese relative alle assunzioni.

 

Scarica il XXII Rapporto sul Mercato del lavoro e la contrattazione (versione che sarà presentata in Assemblea)

 

Ministero del Lavoro.

Allo studio del Ministero del Lavoro un’eventuale proroga anche dopo il 31 marzo 2021 della CIG, tutela che ha consentito fino ad ora, secondo le stime di Bankitalia, di salvare circa 600.000 posti di lavoro.

Il Ministro Nunzia Catalfo propone che con il prossimo decreto Ristori si rifinanzi la Cassa Integrazione rivolta ad aziende con significativa perdita di fatturato in crisi per la pandemia, e che il Fondo per l’anno “bianco” degli autonomi possa salire da 1 a 2,5 miliardi.

In tal modo si potrà consentire la decontribuzione totale alle partite IVA che hanno avuto cali di entrate.

La crisi legata al virus durerà purtroppo ancora a lungo ed anche le misure di protezione sociale e le tutele fin qui adottate dovranno procedere di pari passo e non dovranno essere interrotte.

Approfondimenti su ISCRO per gli autonomi iscritti alla Gestione Separata Inps.

di Bernardo Diaz

 

Da quest’anno entrerà in vigore un ammortizzatore sociale anche per le partite iva iscritte alla gestione separata INPS che abbiano osservato una riduzione dei redditi superiore al 50%. Durerà sei mesi con un tetto mensile massimo di 800 euro rivalutabili annualmente.

 

Il nuovo ammortizzatore sociale per i lavoratori autonomi iscritti alla Gestione Separata dell’Inps si chiamerà “ISCRO” acronimo per “Indennità di continuità reddituale e operativa per iscritti alla Gestione separata INPS” e durerà in via sperimentale per il triennio 2021-2023 Lo prevede l’articolo 1, co. 386-401 della legge n. 178/2020 (legge di bilancio per il 2021) nel quale è stata trasposta parte dell’iniziativa legislativa del Cnel, presentata nel corso del 2020 contestualmente sia alla Camera (ac 2426) sia al Senato (as 1908), per allineare le tutele sociali previste per il lavoro autonomo a quelle garantite al lavoro dipendente. L’approvazione dello strumento era discussione da anni ma è stata facilitata dal dilagare della crisi economica dovuta al COVID-19 che ha colpito, pesantemente, anche i redditi dei lavoratori autonomi.

 

Requisiti

L’ISCRO consiste in un beneficio economico erogato dall’INPS nel limite di spesa di 70,4 mln di euro per il 2021, di 35,1 mln per il 2022, di 19,3 mln per il 2023 e di 3,9 mln per il 2024 a favore dei lavoratori autonomi iscritti alla gestione separata che esercitano per professione abituale attività di lavoro autonomo diverse dall’esercizio di imprese commerciali, compreso l’esercizio in forma associata di arti e professioni iscritti (si tratta sostanzialmente dei professionisti senza cassa). Il beneficio spetta ai non titolari di trattamento pensionistico diretto e non beneficiari del reddito di cittadinanza (requisiti che devono essere mantenuti anche durante l’erogazione dell’indennità) ed ha durata sperimentale fissata dal 1° gennaio 2021 al 31 dicembre 2023. Per il beneficio occorre soddisfare i seguenti requisiti: a) aver prodotto un reddito di lavoro autonomo, nell’anno precedente la presentazione della domanda, inferiore al 50 per cento della media dei redditi da lavoro autonomo conseguiti nei tre anni precedenti l’anno anteriore la presentazione della domanda; b) aver dichiarato nell’anno precedente alla presentazione della domanda un reddito non superiore a 8.145 euro, annualmente rivalutato sulla base della variazione dell’indice Istat dei prezzi al consumo per le famiglie degli operai e degli impiegati rispetto all’anno precedente; c) risultare in regola con la contribuzione previdenziale obbligatoria; d) essere titolari di partita Iva attiva da almeno quattro anni alla data di presentazione della domanda, per l’attività che ha dato titolo all’attuale iscrizione alla gestione previdenziale.

 

Misura

L’indennità, completamente esentasse, è erogata per sei mensilità ed è pari al 25%, su base semestrale, dell’ultimo reddito certificato dall’Agenzia delle entrate e non può in ogni caso superare il limite di 800 euro mensili e non può essere inferiore a 250 euro mensili (valori annualmente rivalutati sulla base della variazione dell’indice Istat dei prezzi al consumo per le famiglie degli operai e degli impiegati rispetto all’anno precedente). Il beneficio spetta a decorrere dal primo giorno successivo alla data di presentazione della domanda e non prevede accredito di contribuzione figurativa utile ai fini previdenziali. La prestazione potrà essere richiesta una sola volta nel triennio 2021-2023. E’ previsto che la chiusura della partita Iva prima della fruizione dell’intero beneficio spettante determini anche la cessazione dell’erogazione dell’indennità, con recupero delle mensilità eventualmente erogate dopo la data indicata come fine attività.

 

Domande entro il 31 ottobre

Per il conseguimento dell’indennità gli interessati devono produrre apposita domanda telematica all’INPS recante l’autocertificazione dei redditi prodotti per gli anni di interesse entro il termine, fissato a pena di decadenza, del 31 ottobre per ciascuna della annualità 2021, 2022 e 2023. Per l’accertamento dei requisiti reddituali è previsto uno scambio di dati da INPS e Amministrazione fiscale: l’ente previdenziale comunicherà all’Agenzia delle entrate i dati identificativi dei soggetti che hanno presentato domanda per la verifica dei requisiti, a sua volta l’Agenzia delle entrate comunicherà all’Inps l’esito dei riscontri effettuati sulla verifica dei requisiti reddituali con modalità e termini definiti con accordi di cooperazione tra le parti.

 

Crescono le aliquote contributive

Per il finanziamento della prestazione gli autonomi con partita IVA iscritti alla gestione separata vedranno crescere ulteriormente l’aliquota contributiva: dal 25,72% attuale (25% a titolo IVS, lo 0,72% a titolo di finanziamento delle prestazioni di maternità) si passerà quest’anno al 25,98%, poi al 26,49% nel 2022 e quindi al 27% nel 2023. Viene, infatti, aumentata, agli stessi beneficiari l’aliquota dovuta alla gestione separata dell’Inps di 0,26 punti percentuali nel 2021 e di 0,51 punti percentuali per ciascuno degli anni 2022 e 2023. Il nuovo contributo è applicato sul reddito da lavoro autonomo, con gli stessi criteri stabiliti ai fini Irpef, quale risulta dalla relativa dichiarazione annuale dei redditi e dagli accertamenti definitivi.

 

Misure di condizionalità

L’erogazione del beneficio è accompagnato dalla partecipazione a percorsi di aggiornamento professionale, la cui definizione è demandata ad apposito decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali (di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, d’intesa con la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano), da emanare entro sessanta giorni dalla entrata in vigore della legge di bilancio.  Il monitoraggio relativo alla partecipazione dei beneficiari dell’indennità ai percorsi di aggiornamento è affidata all’ANPAL.

E’ previsto, infine, anche un monitoraggio del rispetto del vincolo di bilancio a carico dell’INPS: qualora emerga il verificarsi di scostamenti, anche in via prospettica, rispetto al limite di spesa stanziato per la misura non saranno autorizzati ulteriori accessi al beneficio.

Martedì 12 gennaio 2021 – ore 11: Presentazione del XXII Rapporto sul Mercato del lavoro e la contrattazione collettiva.

European Economic and Social Committee – Challenges of Teleworking: organization of working time, work life balance and the right to disconnect.

 

In an exploratory opinion requested by the Portuguese Presidency of the Council, the SOC Section of the EESC is organising a virtual/hybrid public hearing on 7 January to discuss the challenges of teleworking with a focus on organization of working time, work life balance and the right to disconnect. Due to Covid-19, working from home has become the norm for millions of workers. Early estimates suggest that close to 40% of those currently working in the EU began to telework fulltime due to the pandemic.

 

https://www.eesc.europa.eu/en/agenda/our-events/events/challenges-teleworking-organization-working-time-work-life-balance-and-right-disconnect

 

APERTURA DEL BANDO DI CONCORSO PER LA SELEZIONE DEI BORSISTI 2021-2022 DELL’ACCADEMIA DI FRANCIA A ROMA – VILLA MEDICI

Date di ricezione delle candidature:

dal 12 gennaio (ore 12:00) al 12 febbraio 2021 (ore 12:00)

© Accademia di Francia a Roma – Villa Medici

L’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici ha il piacere di annunciare l’apertura imminente del concorso di selezione dei borsisti 2021-2022, che saranno ospitati a Villa Medici a Roma a partire da settembre 2021 per una residenza di creazione, di sperimentazione o di ricerca della durata di 12 mesi.

Il concorso si rivolge ad artisti, creatori e creatrici, ricercatori e ricercatrici già affermati, francofoni, senza criteri di nazionalità. È possibile candidarsi in tutte le discipline della creazione artistica e dei mestieri dell’arte, così come in storia e teoria delle arti, in restauro di opere d’arte o monumenti.

I borsisti beneficiano di una borsa di residenza assegnata mensilmente e dispongono di un appartamento individuale ammobiliato, oltre che di uno spazio di lavoro (atelier o ufficio in funzione delle discipline e delle disponibilità). Villa Medici è inoltre dotata di una biblioteca che conta circa 37.300 volumi con un fondo antico, in particolare musicale, di una sala proiezioni (100 posti a sedere) e di un laboratorio fotografico.

Il numero massimo di borse di residenza attribuite per il periodo 2021-2022 è fissato a sedici. Possono essere ospitati a Villa Medici anche i coniugi e i figli dei borsisti, nei limiti delle capacità di accoglienza dell’Accademia.

Le candidature devono essere presentate sotto forma di una nota che illustri un progetto preciso e descriva i temi di ricerca, la natura dei lavori e le motivazioni del soggiorno a Villa Medici. Sono ammesse le candidature collettive; in tal caso, ogni membro del collettivo riceve una borsa mensile.

Villa Medici, luogo di vita e di lavoro dei borsisti, è situata sulla collina del Pincio, nel centro storico di Roma. Villa del XVI secolo con un giardino di sette ettari, è circondata da un lato dal parco di Villa Borghese e dall’altro dal convento di Trinità dei Monti. Ancorata nel cuore di una grande capitale europea e artistica che non smette di ispirare tutte e tutti coloro che accoglie, la residenza dell’Accademia di Francia a Roma offre ai suoi borsisti uno spazio-tempo interamente dedicato alle loro pratiche e ricerche, in un luogo di sperimentazione al crocevia delle discipline artistiche e in risonanza con altre istituzioni culturali internazionali.

La presenza di sedici borsisti a Roma è un momento propizio per gli incontri e gli scambi, tra i borsisti stessi e con l’equipe dell’Accademia, ma soprattutto con il pubblico e gli attori della scena culturale e artistica romana, italiana ed europea: curatori, artisti invitati, responsabili di istituzioni, ricercatori, galleristi, collezionisti, operatori della rete francese a Roma come l’Institut français Italia o l’École française de Rome, e le Accademie straniere (diciassette a Roma).

Per tutta la durata del soggiorno, i borsisti beneficiano del supporto artistico e tecnico dell’équipe dell’Accademia, e sono incoraggiati a partecipare alla vita dell’istituzione e agli eventi che fanno parte del programma artistico e culturale seguendo un approccio interdisciplinare. Tra le iniziative tradizionali in calendario, la Notte Bianca in autunno, l’esposizione annuale dei borsisti in estate, manifestazioni diversificate durante tutto l’anno e il festival ¡Viva Villa! in Francia.

La residenza annuale a Villa Medici è un’esperienza globale che si nutre delle diverse attività dell’Accademia come istituzione poliedrica, rivolta all’Europa e al Mediterraneo allo stesso tempo: luogo di grande patrimonio, laboratorio di creazione e di ricerca, centro d’esposizione e di performance, casa di ricercatori in storia dell’arte e giardino rinascimentale eco-responsabile aperto ai visitatori.

Come candidarsi?

Le candidature possono essere presentate da martedì 12 gennaio alle ore 12.00 a venerdì 12 febbraio 2021 alle ore 12.00 (Central European Time) esclusivamente sulla piattaforma dematerializzata dedicata al concorso, accessibile a questo link:

https://www.villamedici.it/concorso-di-selezione-per-i-borsisti-2021-2022/

I candidati e le candidate devono avere più di diciotto anni il giorno della scadenza per la presentazione delle candidature.

Le fasi di preselezione, audizione e selezione saranno effettuate da una giuria composta da personalità qualificate nominate dal Ministero della Cultura. Al termine delle audizioni, la giuria delibera e redige la lista dei candidati di cui propone la nomina alla ministra della Cultura. I borsisti sono nominati per decreto della ministra della Cultura per un periodo massimo di 12 mesi.

Il regolamento del concorso, l’elenco dei membri della giuria, i documenti necessari per la presentazione delle candidature e i report annuali della giuria dal 2016 al 2019 possono essere consultati sul sito dell’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici al seguente indirizzo:

https://www.villamedici.it/concorso-di-selezione-per-i-borsisti-2021-2022/

 

Informazioni sul concorso di selezione dei borsisti:

www.villamedici.it
concourspensionnaires@villamedici.it

A proposito dell’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici:

Fondata nel 1666 da Luigi XIV, l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici è un’istituzione culturale francese avente sede dal 1803 a Villa Medici, villa del XVI secolo circondata da un parco di sette ettari e situata sulla collina del Pincio, nel cuore di Roma.

Ente pubblico dipendente dal ministero della Cultura francese, l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici svolge tre missioni complementari: ospitare artisti e artiste, creatori e creatrici, storici e storiche dell’arte di alto livello in residenza annuale o per soggiorni più brevi; realizzare un programma culturale ed artistico che interessa tutti i campi dell’arte e della creazione e che si rivolge ad un vasto pubblico; conservare, restaurare, studiare e far conoscere al pubblico il proprio patrimonio architettonico e paesaggistico e le proprie collezioni.

Ritrovate a questo link la lista dei borsisti dell’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici fin dalla sua creazione: https://www.villamedici.it/ex-borsisti/

Testo alternativo
Accademia di Francia a Roma – Villa Medici
Direttore: Sam Stourdzé
Viale Trinità dei Monti, 1 – 00187 Roma
T +39 06 67611
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MIBACT DIREZIONE GENERALE EDUCAZIONE, RICERCA E ISTITUTI CULTURALI “Fondo giovani per la cultura” Avviso di selezione per tirocini formativi.

È  online l’Avviso di selezione per l’attivazione di tirocini formativi e di orientamento per 40 giovani fino a ventinove anni di età, che saranno impiegati per la realizzazione di progetti specifici, nel settore degli archivi e della digitalizzazione sull’intero territorio nazionale.

Il MiBACT – Direzione generale Educazione, ricerca e istituti culturali intende promuovere attività formativa di alto livello nel settore dei beni e delle attività culturali, già avviata con successo negli anni 2014 e 2015, disciplinando le modalità di accesso al “Fondo giovani per la cultura” per lo svolgimento di tirocini formativi e di orientamento destinati a giovani particolarmente qualificati per l’anno 2020 e per gli anni successivi.

I giovani selezionati parteciperanno a progetti che riguardano le attività di tutela, fruizione e valorizzazione del patrimonio culturale secondo la seguente suddivisione:

  • 30 destinati all’Archivio centrale dello Stato, alle Soprintendenze archivistiche e bibliografiche e agli Archivi di Stato;
  • 10 destinati alla Digital Library, anche presso gli istituti afferenti, ossia l’Istituto centrale per gli archivi, l’Istituto centrale per i beni sonori e audiovisivi, l’Istituto centrale per il catalogo e la documentazione e l’Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane.

L’importo della indennità mensile per la partecipazione al programma di tirocini formativi e di orientamento del “Fondo giovani per la cultura” è di 1000 euro lordi, comprensivi della copertura assicurativa.

Tutte le informazioni relative a requisiti, titoli di studio, procedura selettiva, sedi di svolgimento del tirocinio sono contenute nell’avviso di selezione.

La domanda di partecipazione deve essere compilata ed inviata in via telematica a partire dalle ore 10,00 del 15 dicembre 2020 ed entro le ore 14 del 30 gennaio 2021 al link https://procedimenti.beniculturali.it/40giovani.

INFORMAZIONE IMPORTANTE: il portale permette di inserire mediante menù a tendina un solo titolo. Tuttavia, il candidato può inserire ulteriori titoli tra gli allegati (mediante autodichiarazione). I titoli ulteriori nonché le pubblicazioni saranno valutati  dalla commissione seguendo i criteri  indicati nell’articolo 3 del bando.

L’avviso è pubblicato anche alla pagina: Bandi e avvisi

Per informazioni relative all’avviso è attivo l’indirizzo email: 40giovani@beniculturali.it

Documenti utili

Avviso di selezione 40 giovani DGERIC

FAQ (aggiornate il 15 dicembre 2020)

Istruzioni

 

(pubblicato il 13 dicembre, ultimo aggiornamento: 16 dicembre 2020)

Commenti del Presidente del CNEL, Tiziano Treu, sull’attività del CNEL 2020 e sugli scenari futuri.

2021, il lavoro è una polveriera – Appello di Treu: “Investire subito”.

1 GENNAIO 2021  Sergio Luciano DI SERGIO LUCIANO
 “La situazione del mercato del lavoro in Italia è diventata molto critica e potrebbe esplodere da un momento all’altro. Nei primi mesi del 2021 bisogna definire velocemente le politiche necessarie ad attenuare l’impatto delle scadenze della cassa integrazione Covid e di quella in deroga, il blocco dei licenziamenti e gli effetti di quota 100 che si aggiungono ai contratti scaduti (poco più di 10 milioni di lavoratori dipendenti, pari al 77% del totale, risultano in attesa di vedere rinnovato il proprio contratto di lavoro) e gli effetti della crisi che, secondo gli ultimi dati, hanno fatto aumentare la disoccupazione giovanile salita al 30,3% e quella femminile. Fatti 100 gli investimenti in innovazione, di cui si parla nei progetti del Recovery plan, bisogna prevederne 101 per quelli in formazione, welfare, politiche di genere e sociale”.

Ad affermarlo è il presidente del Cnel Tiziano Treu, che commenta i dati sull’attività del Consiglio nazionale economia e lavoro nel 2020 e svolge un’analisi sugli scenari futuri.

“L’anno difficilissimo che si chiude ha visto un rinnovato impegno del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro nella vita politica e istituzionale attraverso un’intensa attività consultiva e normativa, supportata da una sistematica attività di ascolto e confronto delle forze sociali e produttive e dei cittadini, attraverso le consultazioni pubbliche, accompagnata da una significativa attività istruttoria portata avanti con le risorse interne ma anche avvalendosi di società specializzate e esperti esterni. La pandemia, dunque, non ha fermato il lavoro del Cnel che sin dai primi giorni del lockdown e a tutt’oggi prosegue nell’espletamento delle sue attribuzioni costituzionali e normative attraverso piattaforme digitali e in smart working”, aggiunge Treu.

Sono state 16 le audizioni parlamentari in cui il Cnel è stato interpellato dalle commissioni competenti sui principali provvedimenti del 2020, 45 gli atti ufficiali prodotti tra disegni di legge, documenti di osservazioni e proposte e pareri, frutto di 69 riunioni delle commissioni del Cnel con la partecipazione di tutte le forze sociali che vi sono rappresentate. A questi si aggiungono 5 tra Rapporti e relazioni e tra cui il Rapporto sul Mercato del lavoro e la contrattazione, la cui nuova edizione sarà presentata il 12 gennaio 2021 con il Ministro Nunzia Catalfo e la Relazione sui livelli e la qualità dei servizi offerti dalle Pubbliche Amministrazioni centrali e locali a cittadini e imprese.

Inoltre, si segnala l’attività sugli stress test riguardanti il modo in cui i vari settori economici hanno reagito alla crisi. I test, avviati a marzo, andranno avanti anche nel 2021. Per valutare gli impatti della pandemia e della crisi prodotta dall’emergenza sanitaria il Cnel ha avviato ben 5 gruppi di lavoro su altrettanti temi strategici per l’economia italiana che si sono riuniti ben 36 volte: logistica, turismo, agricoltura, sanità e istruzione e formazione.

“Siamo di fronte a un cambiamento epocale, strutturale, del lavoro, dopo una fase di prova che abbiamo visto nel 2020. La novità più grande è che il lavoro a distanza di diffonderà moltissimo sia nel settore pubblico che nel settore privato. La domanda da porsi non è se il lavoro agile continuerà o no, ma come riuscire a sfruttarne al meglio le potenzialità e come conciliare lo smart working con la vita privata e la connessione tra il lavoro e la salute. I primi mesi del 2021 rappresenteranno il tempo delle scelte, scelte che saranno determinanti per l’Italia del futuro. Il Governo, finora, ha scelto di limitare i danni, di proteggere le persone. Cose che hanno fatto un po’ tutti i Paesi. Il problema ora è capire cosa fare domani e dopo-domani. La gestione della crisi non basta più, serve cambiare passo subito, con un occhio particolare ai giovani e alle donne. Benessere e posti di lavoro non si creano per decreto ma si fanno con la crescita e con lo sviluppo sostenibile”, conclude Treu.

Commissione Bilancio – Approvazione emendamenti: Isopensione – Esodati.

Condivisione di CIU per l’approvazione da parte della Commissione Bilancio della Camera dei due emendamenti che riguardano l’Isopensione e gli esodati.

L’isopensione è una norma che permette alle aziende di accompagnare alla pensione, fino ad un numero massimo di 7 anni di anticipo, i lavoratori in esubero.

Il costo di questa flessibilità è a totale carico delle aziende.

Il secondo emendamento approvato riguarda gli ultimi esodati e riapre solo i termini che consentono di andare in pensione alla stessa platea delle otto precedenti salvaguardie. Riguarda lavoratori esclusi solo a causa di alcuni requisiti temporali che gli hanno impedito di rientrare nelle salvaguardie.

Non si tratta quindi di nuove figure o di nuovi requisiti, è solo la necessità di unificare i tempi delle varie categorie di aspiranti alla pensione.

Registriamo l’approvazione espressa in termini di “giustizia sociale” dal consigliere INAIL Cesare Damiano che evidenzia come l’emendamento “permette a chi è rimasto fuori dall’ottava salvaguardia di poter raggiungere il traguardo pensionistico, anche perché da un punto di vista numerico sarebbe rientrato nelle risorse già precedentemente stanziate”.