PENSIONI SOTTO I MILLE EURO E GENDER GAP.

È stato presentato il settimo rapporto di “Itinerari Previdenziali”, Centro Studi e Ricerche Presieduto dal Prof. Alberto Brambilla, sul Bilancio del Sistema Previdenziale Italiano. Il rapporto tecnico molto compendioso, sulla base dei dati raccolti dal Casellario Centrale dei Pensionati INPS, tende a ridimensionare due luoghi comuni, in materia di pensioni, generati da una comunicazione superficiale. Il primo è quello che oltre la metà delle pensioni erogate è di importo inferiore a 1.000 euro al mese. Il secondo è che le donne ricevono in media assegni pensionistici di gran lunga più bassi rispetto a quelli degli uomini.

Il Centro Studi dimostra che il primo dato scaturisce dal fatto che si rapportano gli importi erogati alle prestazioni e non ai pensionati che in media percepiscono 1,424 pensioni, quasi una pensione e mezza per ciascun pensionato. Nel dettaglio, nel 2018 il 67,2% dei pensionati ha percepito 1 prestazione, il 24,8% dei pensionati ha percepito 2 prestazioni, il 6,7% 3 prestazioni e l’1,3% 4 o più prestazioni.

È quindi vero che le singole prestazioni sotto i mille euro sono circa 14,9 milioni, pari al 54,4% delle pensioni in pagamento, ma è altrettanto vero che i pensionati percettori sono 6,4 milioni, ovvero il 40,8% del totale dei pensionati, peraltro quasi tutti con pensioni in tutto o in parte assistenziali.

Dal punto di vista sostanziale si dovrebbe far riferimento ai soggetti fisici che percepiscono una o più prestazioni e non far riferimento alle singole pensioni. Facendo riferimento al totale dei pensionati, il reddito pensionistico medio pro-capite risulterebbe pari a 18.328 euro annui lordi, pari quindi a 1.409 euro lordi mensili, 1.162 euro mensili netti.

Per quanto riguarda, inoltre, il divario di genere pensionistico, il Rapporto evidenzia che il discorso è più complesso. Risulta vero che nel 2018 le donne rappresentavano il 52,2% dei pensionati, percependo il 44,1% dell’importo complessivamente pagato per le pensioni per cui, sul totale delle prestazioni erogate, il reddito pensionistico annuo delle donne risultava di 11.550 euro annuali lordi contro i 19.307 euro degli uomini.

Dall’analisi delle motivazioni che portano a questo divario, le donne percepiscono un maggior numero di pensioni pro-capite, in media 1,51 prestazioni a testa a fronte dell’1,33% degli uomini. Le donne prevalgono tra i percettori di pensioni ai superstiti (86,5% del totale) e nelle prestazioni da “contribuzione volontaria” che normalmente sono di modesto importo. Per questo motivo sono le pensionate che beneficiano di importi aggiuntivi, maggiorazioni sociali e della quattordicesima mensilità. Occorre anche considerare che le pensioni di reversibilità andranno a percepire al massimo il 60% della pensione diretta. Il complesso delle prestazioni è, pertanto, molto basso.

Affermare che le donne ricevono una prestazione minore rispetto agli uomini, pur essendo corretto dl punto di vista formale, non lo è da quello sostanziale.

Questa situazione dipende dall’andamento del mercato del lavoro in Italia: sia i tassi di occupazione femminile, sia i livelli di carriera, sia i livelli retributivi a parità di mansioni, sia le carriere più discontinue hanno visto e continuano a vedere le donne sfavorite. Risulta quindi sempre più evidente, per superare il gap previdenziale tra i generi, la necessità di migliorare la condizione lavorativa femminile, anche tramite servizi alla famiglia e all’infanzia.

Il rapporto di lavoro di fronte ai provvedimenti atti a prevenire il contagio del Corona Virus. Il lavoro agile, un’occasione positiva nel marasma di fatti negativi. Alcune indicazioni dal Centro Studi di CIU Unionquadri.

La presente situazione.

Normalmente le assenze che determinano l’impossibilità della prestazione con il diritto alla conservazione del posto di lavoro si identificano in quelle dovute alla malattia.

Di fronte all’attuale situazione del contagio da Corona Virus, la malattia è però solo un aspetto ed il più grave della situazione che viene a crearsi e che comporta per diverse ragioni l’impossibilità di lavorare con gravi ricadute per i lavoratori, le aziende, l’economia.

 

La normativa dell’emergenza.

In questi giorni, è stato adottato il DL 23.2.2020 per affrontare questa emergenza.

Il provvedimento, tra le altre cose, decreta la sospensione delle procedure concorsuali per l’assunzione di personale, stabilisce la possibilità di chiusura di attività commerciali ed uffici pubblici e la possibilità di ordinare la sospensione e la limitazione delle attività lavorative nelle aree interessate al contagio.

In maggior dettaglio, il conseguente DPCM 25.2.2000, introduce la possibilità nel caso di aziende site nelle zone di crisi (Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Liguria) o di lavoratori ivi residenti o domiciliati, la possibilità di introdurre il lavoro agile, anche in assenza di accordo tra le parti, con possibilità di assolvere gli obblighi di informativa in via telematica.

Esamineremo il verificarsi e le conseguenze di quanto sin qui sommariamente esposto, verificando diverse ipotesi.

 

Assenza imposta dalla pubblica autorità.

La prima ipotesi di assenza dal lavoro può avvenire in quanto l’autorità emette degli ordini che impediscono al lavoratore di uscire da casa o raggiungere la zona dove ha sede il datore di lavoro.

In questo caso, si verifica un’impossibilità della prestazione non imputabile al lavoratore che, in quanto tale, deve essere retribuita.

Sospensione dell’attività a causa del contagio. Anche in questo caso, l’impossibilità della prestazione non sarà imputabile al datore di lavoro che manterrà il diritto alla retribuzione, anche in assenza di prestazione.

 

Quarantena obbligatoria per il lavoratore.

Può accadere che il lavoratore sia posto in quarantena dall’autorità per sintomi afferenti al virus.

In tal caso, la situazione è riconducibile al trattamento per malattia che dovrà essere riconosciuto al lavoratore.

 

Quarantena volontaria.

Può accadere sospettando un contagio o in base a prescrizioni dell’autorità adotti un comportamento di quarantena volontaria.

Anche in tal caso, l’assenza è collegata ad un’ipotesi di malattia e quindi potrà essere assimilata all’assenza per tale causale.

 

Assenza volontaria per timore del contagio.

Si tratta di una condotta non coperta dalla legge.

In questi casi, prima di procedere disciplinarmente, andrà attentamente valutata la fondatezza del timore e solo in casi di manifesta infondatezza dello stesso, si potrà ricorrere alle sanzioni disciplinari ivi compreso nei casi estremi, il licenziamento.

 

Altre norme che interessano la situazione delineata.

 

In tema di sicurezza sul lavoro.

Al datore di lavoro, sia pubblico che privato è imposto di garantire a quanti operano in ambito aziendale il maggior benessere fisico e psichico in ragione dell’articolo 2087 del codice civile, adottando ogni possibile cautela.

Quindi, al di fuori di queste ipotesi tassative introdotte da specifiche e recenti norme di legge, egli deve controllare la situazione, intervenire ove possibile e segnalare pericoli per le persone al lavoro. Ciò significa che in caso di sospetto contagio dovrà provvedere a tempestiva segnalazione, alle prime misure di sanificazione ricorrendo anche all’intervento del medico competente e di quanti delegati alla sicurezza. Analoghi poteri ed oneri competono ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza.

Va tenuto presente che il rischio biologico è pure presente nel DLGS 81/2008 testo Unico Sicurezza sul Lavoro agli articoli 266 e seguenti.

Di recente, il rischio medesimo è stato contemplato nella circolare n.3190 del 3 febbraio 2020.

 

Utilizzo delle ferie in caso di chiusura o inattività dell’azienda.

Il ricorso alle ferie collettive normalmente è disciplinato dai contratti collettivi.

La giurisprudenza pur avendo sancito il potere unilaterale del datore di lavoro alla concessione delle ferie, ritiene che una parte debba essere programmata con i lavoratori.

Stante in ogni caso, l’incompatibilità tra la malattia ed il godimento delle ferie, non sarà possibile collocare in ferie i dipendenti in quarantena.

Il cosiddetto lavoro agile, una risorsa da utilizzare.

 

La Cassa Integrazione.

Il decreto-legge cui già si è fatto cenno prevede pure lo sblocco della Cassa Integrazione in Deroga per i territori colpiti dal contagio.

 

Lavoro Agile – Smart Working.

Come accennato l’articolo 2 DPCM 25.2.2020 considera in via straordinaria possibile il ricorso al lavoro agile.

Questa tipologia di lavoro è stata introdotta con il DLGS 81/2017, articolo 81. Quivi l’articolo 1 ne affida la realizzazione alla volontà delle parti, con apposite procedure ed eseguibilità della prestazione parte in azienda e parte da remoto.

Nel caso di specie, l’urgenza determina l’applicabilità diretta ed immediata di una simile organizzazione del lavoro.

È chiaro che al rientro dall’emergenza, la misura sarà destinata a cessare. Non è detto però che nel marasma di eventi negativi, questa disposizione possa costituire un’occasione di innovazione del modo di lavorare al passo con le nuove tecnologie.

 

 

Centro Studi Corrado Rossitto

CIU – Unionquadri

Avv. Fabio Petracci

 

 

L’UE deve introdurre un’assicurazione contro la disoccupazione in Europa.

 

02.03.2020 Articolo Europa Padoan – Scarica qui.

CNEL: FORUM SULLE PARI OPPORTUNITA’ – PROPOSTA DI UN DEF AL FEMMINILE.

Si è tenuto al CNEL il forum periodico sulla parità di genere presieduto dalla Vicepresidente Gianna Fracassi.

Al tavolo tutte i rappresentanti delle varie organizzazioni datoriali dei lavoratori e delle parti sociali. Per la CIU presente il Dirigente -Segretario Provinciale Avv. Laura Aramini.

Nonostante la parità sia stata introdotta nel trattato di Roma del 1957, ancora oggi discutiamo del fatto che le donne in Europa guadagnano in media il 16 per cento in meno degli uomini. Sono trascorsi 75 anni da quando è stato riconosciuto il diritto di voto alle donne, ma il problema salariale resta.

Le donne sono protagoniste della vita pubblica, politica, civile e democratica, ma tanta strada rimane ancora da fare.

Particolare attenzione all’art. 46 del Codice delle Pari opportunità, in relazione al quale si è concordi sulla necessità di riorganizzare gli assetti di parità, così da restituire dignità e potere e capacità operativa.

La Vicepresidente Fracassi ha sottolineato come sia importante focalizzare l’attenzione sulla raccolta dati o meglio sulla diffusione degli stessi, in quanto è proprio attraverso la conoscenza dei dati che si può intervenire.

È prospettata anche la necessità di sanzionare le aziende che si sottraggono a tale obbligo.

Anche la tendenza demografica denota dati allarmanti, nascite ai minimi storici, interi paesi che si stanno spopolando, quindi solo con una politica di genere sarebbe possibile favorire un ribaltamento dei dati, per cui ora più che mai è necessario invertire la rotta.

Tra l’altro è giusto che la scelta della creazione di una famiglia, da parte della donna, sia conseguenza di una volontà libera e non debba invece tradursi in quanto opzione punitiva per la vita, in termini di rinunce. Come pure il tema dei servizi, della cura, non può essere sempre affidato solo alla donna.

Secondo i dati riportati dal Ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, le donne che abbandonano il lavoro per prendersi cura dei figli oggi sono il 27% rispetto allo 0,5% degli uomini, e 433mila madri risultano inattive per l’inadeguatezza dei servizi di assistenza per i figli e per la cura a persone non autosufficienti.

Questo modo di vivere, questa consuetudine, va cambiata – nel suo intervento Aramini della CIU. proprio per consentire la realizzazione di un’inversione di tendenza, in tema di ruolo della donna nella società e nella vita, si è studiato di proporre l’elaborazione di un DEF al femminile, cosi da individuare linee di programmazione economica per favorire il lavoro delle donne e la loro partecipazione ad esso alle condizioni migliori ed alle stesse condizioni di accesso consentite agli uomini. Dare alla donna il giusto ruolo nella società, in termini di garanzie, di aspettative lavorative e sociali.”

CYBERSECURITY SUMMIT ROMA 2020.

Coordinamento Tavola Rotonda
14.15 – 15.15
SESSIONE PLENARIA 4 – NEXT GENERATION IOT: COLLEGARE E GESTIRE IN MODO SICURO UN MONDO DI DEVICE 5G-READY
Quale sicurezza servirà in un mondo di oggetti 5G enabled. Il ruolo degli standard, come aiuteranno a incrementare la resilienza delle infrastrutture critiche. L’impatto del 5G sull’ “insicurezza degli oggetti”. Come predisporre una IoT Security che parta dal singolo componente e arrivi al sistema integrato, abilitando una raccolta ed un’elaborazione sicura dei dati. Con gli Esperti di questa Sessione, affronteremo lo stato dell’arte e le misure disponibili oggi per fronteggiare le nuove minacce. Chaired by: Elena Vaciago, Associate Research Manager, The Innovation Group e Giovanni Gasbarrone, Segretario Regionale, CIU Lazio e Vicepresidente, ANUTEI

L’economia globale dipende sempre di più dal Digitale, ma Internet, il software e le infrastrutture ICT sono fragili, vulnerabili anche ad attacchi di semplice attuazione. C’è il rischio che una diffusa mancanza di Trust, legata all’escalation delle minacce, inibisca in futuro la crescita del mercato Digitale oltre che dell’economia nel suo complesso. Durante il “CYBERSECURITY SUMMIT 2020” del prossimo 26 marzo 2020 a Roma, The Innovation Group farà luce sul livello di maturità della Cybersecurity raggiunto nelle organizzazioni italiane presentando la Survey “Cyber Risk Management 2020”. Quest’anno è stato valutato: come cambia il ruolo del CISO; il programma per la Cybersecurity e sua efficacia; aspetti legati all’organizzazione, misurazione e reporting al top management; adeguamento al GDPR; sicurezza degli ambienti OT.

La partecipazione al “CYBERSECURITY SUMMIT 2020” delle Istituzioni che si occupano della Cyber Defense nazionale e dei migliori Esperti italiani e internazionali, crea un’occasione unica di scambio di esperienze e di networking, per approfondire le esigenze emergenti di sicurezza, il nuovo panorama delle minacce, e per comprendere come abilitare un utilizzo più sicuro degli ambienti impattati dalle innovazioni digitali quali cloud, mobile, IoT, Industria 4.0, intelligenza artificiale.

Durante il Summit, i Chief Information Security Officer (CISO) e i Risk manager delle primarie aziende italiane potranno

  • INCONTRARE e CONFRONTARSI con i Peer, con gli esperti su tecnologie, metodologie, aspetti legali e di innovazione strategica in ambito cybersecurity;
  • SCOPRIRE quali sono le Best Practice per incrementare la resilienza, prepararsi a rispondere in modo proattivo e mettere in campo tutte le risorse per un’efficace Incident Response;
  • CAPIRE COME APPLICARE nelle proprie organizzazioni le innovazioni e i nuovi processi per diffondere una nuova cultura della sicurezza, superare le “debolezze” dell’elemento umano, fare sistema contro il cyber crime.

 

I TEMI affrontati nel corso del “CYBERSECURITY SUMMIT 2020”, il prossimo 26 Marzo 2020 a Roma:

  • La maturità delle organizzazioni italiane in tema di Cyber Risk Management
  • Best practice nella risposta: presentazione di casi aziendali in cui è stata data una risposta positiva in caso di attacco
  • I trend del cyber crime globale e le attività ostili degli Stati
  • Il valore per il business della cybersecurity: come misurare l’adeguatezza e l’efficacia del sistema di controllo della cybersecurity
  • Disegnare un programma Risk-Based di cybersecurity e qualificare il livello di Cyber Insurance richiesto
  • Aumentare il livello di consapevolezza e prevenzione in azienda
  • Gestione integrata del rischio: l’importanza delle informazioni e gli ambiti di intervento
  • La gestione degli incidenti e dei Data Breach alla luce della direttiva NIS e del GDPR
  • Ispezioni, sanzioni e responsabilità: stato dell’arte della compliance al GDPR
  • Conquistare il cliente con un giusto equilibrio tra Data Protection e Customer Experience.

 

A chi si rivolge il “CYBERSECURITY SUMMIT 2020” di Roma:

  • ICT Industry Executives, Chief Information Officer o IT Director;
  • CISOs, CSOs di enti pubblici e privati;
  • Risk Officer/Manager, Audit e Compliance Officer/Manager;
  • Network Security Manager, Datacenter e Infrastructure Manager;
  • Enterprise Architects/Security Analysts;
  • CFOs, CXOs; Ecosistema dei professionisti della Cybersecurity;
  • Istituzioni nazionali civili, militari e della sicurezza; Università e centri di ricerca.

CNEL: Gruppo di Lavoro “Politiche Sociali e Sviluppo Sostenibile”

Questa mattina nella Sede del CNEL si è riunito il Gruppo di Lavoro “Politiche Sociali e Sviluppo Sostenibile”, composto dai Consiglieri della II° Commissione e dagli Esperti indicati dalle Parti Sociali, per mettere a punto il documento di base per il Convegno del 20 febbraio: SCUOLA: INCLUSIONE – UGUAGLIANZA – OPPORTUNITA’.

Al convegno interverrà il ministro dell’Istruzione Lucia AZZOLINA.

Per la CIU ha partecipato come esperto il Prof. Francesco Maria Stilo.

I temi che verranno trattati nel Convegno sono:

  • Orientamento
  • Formazione Permanente
  • Parità di accesso.

Il Prof. Stilo, ricordando che, per la sua esperienza, una scuola di qualità di ogni ordine e grado dipende dalla qualità dei docenti, chiede che nel documento di base venga sottolineata l’importanza della formazione d’ingresso alla scuola e della formazione permanente degli stessi docenti.

Questa posizione, che ha trovato il consenso del gruppo di lavoro, è stata ampliata all’attenzione da dare ai Dirigenti Scolastici.

A tutti gli interessati è rivolto l’invito per il 20 febbraio p.v., Aula Parlamentino del CNEL.

“Il G20 e la governance economica globale” – I risultati delle ultime Presidenze, le priorità saudite e la Troika delle Presidenze.

Riflessioni sui lavoratori e i quadri nelle Banche.

Riflessioni sui lavoratori e i quadri nelle Banche.

Dalle poco chiare vicende sindacali alla Banca Popolare di Bari ad una diffusa situazione di malessere dei lavoratori e dei quadri nelle banche.

Quello della Banca Popolare di Bari è un caso paradigmatico che conferma come le responsabilità del disastro del sistema bancario italiano siano condivise anche dai lavoratori degli istituti di credito ed anche come il mondo sindacale non sia esente da colpe.

E’ recente un articolo apparso su “Fanpage” del 6 febbraio 2020 Economia, di Vincenzo Imperatore il quale richiamando il testo del provvedimento cautelare del Gip del Tribunale di Bari che ha portato all’arresto dei proprietari della Banca Popolare di Bari e del responsabile dell’Area Basilicata, evidenzia il coinvolgimento di alcuni sindacati che lungi dal tutelare i lavoratori della banca, avrebbero condiviso la situazione di illegalità creatasi, favorendo nomine ed assunzioni non sempre trasparenti.

Altra Stampa, come Libero Quotidianodel 4.8.2017, sottolinea le continue e pesanti pressioni che il personale delle banche subisce per collocare prodotti non sempre all’altezza delle aspettative della clientela.

Da quanto emerge, i lavoratori delle banche, nell’ambito delle crisi aperte, non solo corrono il rischio di perdere il posto di lavoro, ma sono esposti, spesso indifesi, a vessazioni e condizionamenti non sempre leciti. Particolare è la situazione dei quadri degli istituti bancari.

Questa categoria è individuata dalla contrattazione collettiva di settore nei livelli apicali “QD” che vanno da 1 a 4.

Il QD 4 è il livello apicale dell’area che ha in parte assorbito la vecchia categoria dei funzionari direttivi solo in parte confluita nella dirigenza.

Prima della creazione dell’area quadri, i funzionari costituivano un’apposita area con un contratto collettivo proprio.

Nell’ambito dell’attuale area quadri, nonostante le differenziazioni in quattro livelli, le mansioni esigibili da contratto risultano generiche e poco differenziate.

Rimane quindi a favore del datore di lavoro un’ampia discrezionalità nell’attribuzione delle stesse e dei compensi connessi.

Inoltre, il rapporto di lavoro bancario presenta dei notevoli tratti peculiari nel panorama dei contratti di lavoro subordinato.

Esso infatti è caratterizzato da un elevato grado di fiduciarietà.

Connota inoltre il rapporto di lavoro dei dipendenti bancari e soprattutto di quelli con un livello di inquadramento apicale, anche se non dirigenziale, l’affidamento sempre più rilevante da parte dello Stato di funzioni para pubbliche e di controllo.

Accade quindi spesso in situazioni patologiche che il quadro delle banche assommi tra i propri doveri, la fedeltà ai controlli ed alle direttive istituzionali e la fedeltà agli interessi economici della banca.

Tutti questi elementi oltre che ad accrescere il grado di responsabilità dei quadri degli istituti di credito, li rendono molto più esposti di qualunque altra categoria di lavoratori al rischio licenziamento, oggi non più contro bilanciato dal diritto alla reintegra, ed oltre tutto nei chiaroscuri delle situazioni di crisi anche le tutele sindacali spesso si volatilizzano.

Alla diminuzione delle tutele si aggiunge la modifica dell’articolo 13 dello Statuto dei Lavoratori fortemente voluta dall’ABI che, con il DLGS 81/2015 (Jobs Act) consente a determinate condizioni la dequalificazione del dipendente.

La situazione di scarsa stabilità e determinatezza del quadro lavorativo e delle conseguenti aspettative, favorisce sempre di più il diffondersi del mobbing e dello streaming nell’ambito della categoria.

Serve una presa d’atto di questa situazione favorita da una tutela qualificata dei quadri delle banche che approdi ad una normativa contrattuale che affronti i temi esposti.

 

Avv. Fabio Petracci

3° RAPPORTO CENSIS – EUDAIMON SUL WELFARE AZIENDALE – ROMA – Senato della Repubblica

ROMA – Senato della Repubblica

CIU ha partecipato alla presentazione del 3° rapporto del CENSIS sul Welfare Aziendale. Il rapporto mette in evidenza come la componente del benessere dei lavoratori, migliorandone la qualità della vita, contribuisce ai buoni risultati dell’azienda in termini di una maggiore crescita della produttività.

Attenzione particolare è stata posta riguardo i cambiamenti indotti dall’impatto delle tecnologie digitali, all’attenzione dovuta all’ambiente e alla sostenibilità in un quadro di maggiore flessibilità.

Per le Aziende l’arrivo delle nuove tecnologie richiede maggiori opportunità di formazione e aggiornamento per stare al passo con le trasformazioni in atto, per i lavoratori richiede più flessibilità nel lavoro, meno vincoli nell’orario, meno vincoli nelle mansioni e nei ruoli, più motivazioni, stimoli e gratificazioni immateriali.

In estrema sintesi è ampio il contributo potenziale del welfare aziendale nello scenario del cambiamento tecnologico; potrebbe anche enuclearsi una funzione inedita: il coaching per il cambiamento che dovrebbe consentire di prendere in carico e supportare i lavoratori coinvolti dai processi trasformativi.

Dal dibattito è risultata evidente l’esigenza, sia per i lavoratori che per le aziende, di un quadro normativo ben definito e stabile nel tempo.