TREU: MARCO BIAGI CI LASCIA UN’EREDITÀ SOPRATTUTTO DI METODO.
“Marco Biagi ci ha lasciato un’eredità anzitutto di metodo. Già allora, ci invitava a guardare alla realtà, a comprenderne i cambiamenti, e volgere lo sguardo avanti senza ideologia e senza preconcetti in modo da adattare le vecchie regole che non vanno più bene alle nuove esigenze del mondo del lavoro. La sua eredità consiste, ancora oggi, nel considerare non solo il singolo contratto ma il mercato del lavoro nella sua globalità e individuare tutele adeguate ai tempi per nuove tipologie di lavori che non si possono ricondurre al vecchio schema del lavoro subordinato tradizionale”.
Lo ha detto Tiziano Treu, presidente del CNEL, oggi nel corso del convegno “Marco Biagi, venti anni dopo”, svoltosi a Roma, al CNEL, a cui sono intervenuti, tra gli altri, i ministri Renato Brunetta e Andrea Orlando e l’ex ministro Maurizio Sacconi.
“Marco Biagi fu uno dei primi giuslavoristi ad aver compreso che le infrastrutture regolatorie del mercato del lavoro risentivano della crisi dei modelli produttivi fordisti del primo Novecento e dell’accelerazione del tempo della rivoluzione digitale – ha affermato Mauro Nori, segretario generale del CNEL, durante il suo intervento – La stessa Total Quality e la produzione snella basate sul KAI-ZEN ovvero i ‘cambiamenti-buoni’ provenienti dal basso, dalle persone, già nei primi anni ottanta avevano influenzato i cambiamenti del lavoro nelle catene di montaggio. professionalizzando ed ingegnerizzando anche i lavori ripetitivi. La professionalizzazione del lavoro aveva modificato la stessa netta distinzione teorica e regolatoria tra lavoro autonomo e dipendente. Il suo pensiero, oggi a 20 anni dalla sua scomparsa, è più che mai attuale”.