Articolo dell’ex Ministro del Lavoro – Cesare Damiano – “Strumenti inediti per una crisi inedita”.

È l’Ufficio Parlamentare di Bilancio a certificare – in un documento presentato al Senato – le dimensioni degli interventi avviati per fare fronte alla crisi che si sta concretizzando, un giorno dopo l’altro. Diciamolo subito – e ci torneremo più avanti: questa crisi è diversa da tutte le altre che sono state affrontate nel passato. Ha un qualche – ma non simmetrico – precedente nelle conseguenze delle grandi vicende belliche. Ma non è la stessa cosa. Il mondo si trova a fronteggiare una crisi economica globale innescata da una pandemia. Una cosa, semplicemente, mai vista. E che richiede, quindi, una reazione mai vista.

Partiamo dai numeri dell’Upb. L’Italia ha cominciato a impegnare 13 miliardi e mezzo di euro in un mese per difendere, con gli ammortizzatori sociali, quasi 9 milioni e mezzo di lavoratori. Si tratta sia degli strumenti tradizionalmente utilizzati, sia dell’estensione della Cassa integrazione in deroga alle imprese anche con un solo dipendente. Ma, segnala l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, per ora, sono rimasti fuori da tali tutele quasi due milioni di lavoratori domestici e saltuari. Poi, aggiungiamo, al conto va sommato lo strumento attivato per il sostegno al lavoro autonomo. Cifre, dunque, del tutto inedite, permesse dalla clausola di emergenza del Patto di Stabilità che dà modo ai Governi di spendere in deficit al di fuori di tutti i vincoli del Patto stesso.

Questa inedita forma di crisi è stata analizzata con una lucidità cristallina da Mario Draghi nell’articolo pubblicato il 25 marzo sul Financial Times. Articolo di cui vorremmo segnalare un passaggio che ci dice una cosa fondamentale: “la domanda chiave non è se, ma come lo Stato dovrebbe mettere a frutto il proprio bilancio. La priorità non deve essere solo quella di fornire un reddito di base a coloro che perdono il lavoro. Dobbiamo innanzitutto proteggere le persone dalla perdita del lavoro. In caso contrario emergeremo da questa crisi con un’occupazione e una capacità permanentemente inferiori, mentre le famiglie e le aziende lottano per riparare i propri bilanci e ricostruire i propri patrimoni. I sussidi per l’occupazione e la disoccupazione e il rinvio delle tasse sono passi importanti che sono stati già introdotti da molti Governi. Ma proteggere l’occupazione e la capacità produttiva in un momento di drammatica perdita di reddito richiede un immediato sostegno di liquidità”.

L’occupazione e la capacità produttiva, aggredite a una velocità e con una violenza inusitate da questa crisi, sono quindi le risorse da proteggere e ricostruire prioritariamente per le nostre economie. Ciò, naturalmente, mentre sul fronte ancor più drammatico della lotta al Covid-19, si deve sostenere e organizzare al meglio la difesa, in termini sanitari, delle vite umane. Siamo, dunque, in una crisi mai vista che richiede risposte diverse da quelle pensate e attuate nel passato. Ed è una crisi così violenta che alcuni Governi europei, tradizionalmente affezionati a vedere nell’equilibrio rigoroso dei conti la risposta razionale, non sembrano – forse tramortiti dalla velocità e dalla violenza del “colpo” – in grado di elaborare concettualmente la necessità e il livello della risposta indicata da Draghi.

Ha fatto dunque bene il presidente del Consiglio, Conte, a tenere botta – in un’inedita alleanza con Francia e Spagna – nella riunione dei capi di Stato e di Governo dell’Unione europea di ieri, sostenendo, rispetto all’applicazione del Meccanismo Europeo di Stabilità per la concessione di prestiti, che non si debba sottostare a certe condizioni che possano prevedere anche l’adozione di un dato programma economico. Se ne è usciti senza un accordo e con i Ventisette che hanno dato mandato ai loro Ministri delle Finanze di presentare nuove proposte entro due settimane. Due settimane in cui c’è da augurarsi che L’Unione europea prenda coscienza del fatto che ne usciremo tutti insieme, facendo tutto il necessario e dimenticando i pregiudizi del passato, o insieme andremo a fondo. Difendere la capacità produttiva e l’occupazione dell’Europa, intesa come un’unica entità, con tutti i necessari impegni di bilancio, è determinante perché ci sia un futuro.